Tre indagati legati alla ‘ndrangheta. L’organizzazione avrebbe imposto intimidazioni per consolidare i propri interessi economici.
Crotone – I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza, impegnati con un dispositivo operativo composto da oltre 30 militari coadiuvati da unità cinofile, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali, emessa dal GIP presso il tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tre soggetti ritenuti a vario titolo appartenenti o collegati ad un sodalizio delinquenziale operante nella provincia della città, ma con proiezioni in altre province calabresi e nazionali. L’operazione rientra in un più ampio quadro investigativo coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
L’attività ha portato alla irrogazione delle misure cautelari personali della custodia in carcere e degli arresti domiciliari a carico dei tre indagati, per ipotesi di reato riconducibili agli articoli 416-bis CP (associazione per delinquere di tipo mafioso), 110, 512-bis Codice Penale (trasferimento fraudolento di valori) e 110, 629 Codice Penale (estorsione), 110, 513 bis Codice Penale (Illecita concorrenza con minaccia o violenza), tutti aggravati dall’art. 416 bis.1 Codice Penale (aggravante mafiosa).
Inoltre ha portato all’esecuzione di sequestri preventivi ai sensi del combinato disposto degli articoli 321 c.p.p e 240-bis c.p., ossia all’applicazione di una misura cautelare reale, finalizzata alla confisca, nei confronti di beni e utilità di cui gli indagati non possano giustificare la provenienza e di cui risultano essere – anche per interposta persona fisica o giuridica – titolari o avere la disponibilità a qualsiasi titolo, in valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato, o alla propria attività economica.
In particolare i sequestri hanno riguardato società, ditte individuali, immobili, rapporti bancari, autoveicoli e motoveicoli. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori coordinati dalla Procura distrettuale, l’organizzazione criminale di matrice ‘ndranghetista ha operato attraverso una capillare ramificazione nel settore del food e beverage, con interessi economici in noti esercizi commerciali situati sul lungomare crotonese.
Le indagini hanno evidenziato l’impiego di articolate schermature societarie e di prestanome finalizzati a eludere la normativa in materia di prevenzione patrimoniale, la quale colpisce le concentrazioni di ricchezza accumulate nel tempo dalla criminalità organizzata, nonché il ricorso a condotte tipiche del metodo mafioso, caratterizzate – secondo gli elementi acquisiti – da comportamenti intimidatori e minacciosi diretti a consolidare un assetto di oligopolio commerciale nel settore di riferimento.