L’operaio si sarebbe accanito con particolare forza sulla moglie, colpita con ben 4 proiettili: due alla testa e due al torace. Un proiettile in testa, invece, per Martina e il vicino.
Nuovi – Colpi precisi, diretti, spietati. Sono morti così i familiari e il vicino di Roberto Gleboni, il 52enne operaio forestale Roberto Gleboni autore poi suicida della strage in cui hanno perso la vita la moglie Giusy Masetti, 43 anni, e due figli della coppia, Martina di 25 e Francesco di 10, oltre al vicino di casa Paolo Sanna, padrone di casa dell’appartamento di via Ichnusa. A rivelarlo le autopsie in corso all’ospedale Brotzu sui cadaveri del killer e delle vittime dell’atroce mattanza.
Ieri mattina il medico legale Roberto Demontis ha esaminato le salme di Roberto Gleboni, di Martina e di Paolo Sanna, oggi è la volta di quelle del piccolo Francesco e di Giusy. Mentre trapela già un particolare agghiacciante: secondo indiscrezioni, riportate dall’Ansa, Gleboni si sarebbe accanito sulla moglie con particolare ferocia, destinandole ben 4 colpi: due alla testa e due al torace. Una circostanza che sembra confermare le voci della tensione che esisteva tra i due dopo che negli ultimi mesi Giusy avrebbe deciso di separarsi, scatenando il risentimento e l’ira del marito che non ne voleva sapere.
L’esame autoptico ha rivelato che Gleboni ha ucciso sia la figlia maggiore Martina che il vicino con un solo colpo alla testa, e che si è suicidato sparandosi alla tempia, in via Gonario Pinna, poco dopo aver colpito anche all’anziana madre 84enne, tuttora in rianimazione ma fuori pericolo. Miracolosamente salvo l’altro figlio della coppia, 14 anni, colpito solo di striscio e ricoverato in Otorinolaringoiatria. Il ragazzino nei giorni scorsi aveva raccontato ai carabinieri come il caos di quella mattina si fosse scatenato a causa di un litigio: “A casa urlavano tutti”, ha detto, aggiungendo di essersi salvato solo perché, dopo essere stato colpito dal padre, si è finto morto.
Ieri sera a Nuoro una fiaccolata si è snodata da via Ichnusa, luogo della strage, fino alla cattedrale per dire no alla violenza.