“Nostre aziende escluse, è una beffa” tuona il presidente dell’associazione delle imprese che lavorano con gli ospedali.
I ritardati pagamenti nella Pubblica amministrazione sono una questione annosa che pregiudica la stabilità economica e la possibilità di sviluppo di molte imprese che lavorano con il Pubblico. Ora lo Stato ha cominciato a metterci mano, ma si è dimenticato delle Pmi che riforniscono gli ospedali. Il presidente dell’associazione di categoria tuona: “Nostre aziende escluse. Così lo Stato si fa beffe di noi”.
“Lo Stato? Si occupa delle imprese che operano per la sanità pubblica solo quando vuole fare cassa”. Lo dichiara, in una nota, Gennaro Broya de Lucia, presidente di PMI Sanità, l’associazione nazionale delle piccole e medie imprese impegnate a rifornire gli ospedali del materiale necessario per la diagnosi e le cure. “Lo scorso 3 gennaio – prosegue de Lucia – è stata pubblicata una circolare (la n. 1), a firma congiunta della Ragioneria Generale dello Stato e del Capo Dipartimento della Funzione Pubblica, con la quale si forniscono le prime indicazioni operative in materia di contrasto ai ritardati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.
Ebbene, tali norme, che pure impediscono ai dirigenti (anche apicali) di incassare almeno il 30% dei bonus nel caso di violazione dei termini massimi di pagamento, sono state applicate praticamente ovunque tranne che agli enti del Servizio Sanitario Nazionale dove pure, finora, si sono registrati i maggiori ritardi!”. “Pensate – rimarca il leader di PMI Sanità – nel 2023 solo 6 regioni hanno rispettato il termine di legge di 60 giorni per il saldo delle fatture con punte di 237 giorni toccate in Calabria. E lo Stato che fa? Si fa beffe di noi decidendo, in maniera incomprensibile e lesiva, di non applicare la circolare agli enti del SSN escludendo, così, le aziende del nostro comparto dall’efficientamento dei pagamenti. Tutto questo è semplicemente scandaloso”.