L’ex generale dei carabinieri sotto inchiesta per gli attentati di via dei Georgofili, Milano e Roma: non avrebbe girato all’autorità giudiziaria informazioni sugli imminenti attacchi.
Firenze – Il generale dei carabinieri Mario Mori è indagato a Firenze per le stragi del 1993. A comunicarlo è stato lui stesso: “Nel giorno del mio 85esimo compleanno – ha fatto sapere – ho ricevuto dalla Procura della Repubblica di Firenze un avviso di garanzia con invito a comparire per essere interrogato in qualità di indagato per i reati di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico”.
A Mori i magistrati contestano che, “pur avendone l’obbligo giuridico, non avrebbe impedito mediante doverose segnalazioni e denunce all’autorità giudiziaria, ovvero con l’adozione di autonome iniziative investigative e preventive, gli eventi stragisti di cui aveva avuto anticipazioni”, poi verificatisi nel 1993 a Firenze in via dei Georgofili, a Milano in via Palestro e alle chiese di Roma, come anche il fallito attentato allo stadio Olimpico.
Mario Mori è uno dei fondatori del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) nel dicembre 1990. La struttura, individuata quale Servizio Centrale Investigativo, assunse, per l’Arma dei Carabinieri, la competenza a livello nazionale delle indagini nel settore della criminalità organizzata e terroristica. Mori ne curò la struttura ordinativa e della dottrina d’impiego, assumendo anche il comando del “I Reparto”, quello con competenza investigativa sulla criminalità organizzata.
Secondo i pm di Firenze dunque, pur essendo a conoscenza degli imminenti attentati, Mori non avrebbe fatto nulla per impedirli. A informarlo, secondo l’accusa, sarebbe stato “prima, nell’agosto 1992, il maresciallo Roberto Tempesta, informato dall’esponente della destra eversiva Paolo Bellini, che gli avrebbe anticipato le bombe al patrimonio storico, artistico e monumentale, e in particolare alla torre di Pisa”. Qualche tempo dopo, le notizie gli sarebbero arrivate anche dal pentito Angelo Siino “durante il colloquio investigativo – dicono i pm – intercorso a Carinola il 25 giugno 1993, che gli aveva espressamente comunicato che ci sarebbero stati attentati al Nord”.
“Dopo una violenta persecuzione giudiziaria – commenta Mori -, portata avanti con la complicità di certa informazione e durata ben 22 anni, che mi ha visto imputato in ben tre processi, nei quali sono stato sempre assolto, credevo di poter trascorrere in tranquillità quel poco che resta della mia vita. Ma devo constatare che, evidentemente, certi inquirenti continuano a proporre altri teoremi, non paghi di cinque pronunce assolutorie e nemmeno della recente sentenza della Suprema Corte che, ad aprile, ha sconfessato radicalmente le loro tesi definendole interpretazioni storiografiche. Per questo motivo, quei giudici della Cassazione sono stati duramente criticati dal consesso dei lottatori antimafia nella totale indifferenza del Csm che, dinanzi a questi violenti e volgari attacchi, tace a fronte di questo disegno che ha come unico obiettivo quello di farmi morire sotto processo”.
Mori ha fatto poi sapere che non andrà all’interrogatorio di garanzia fissato per il 23 maggio: “L’atto istruttorio è stato fissato per il prossimo 23 maggio”, giorno del 32esimo anniversario della strage di Capaci, “ma verosimilmente verrà rinviato poiché il mio difensore ha comunicato alla procura di Firenze di non poter essere presente per concomitanti impegni professionali a Palermo”.