Il Covid avrebbe la predilezione per le classi di cittadini più svantaggiate e a reddito più basso. Colpirebbe di più gli afroamericani piuttosto che i caucasici. Diversi studi sono in corso.
New York – Legato al Coronavirus aveva cominciato a farsi strada un’idea ancora tutta da verificare: la possibilità che, a seconda dell’etnia, ci fosse una risposta diversa agli attacchi del Covid-19. Anche se da tempo nei paesi anglossassoni non è consentito conservare schedature che riguardino l’etnia, emerge il dato innegabile che negli Stati Uniti il virus stia colpendo soprattutto la comunità afroamericana. Nella città di New York, tra le più colpite in America dopo Miami in Florida, i dati di alcuni quartieri a prevalenza afroamericana registrano tassi di contagio più elevati rispetto a quartieri dove i bianchi sono la maggioranza. Per esempio Wakefield, nel Bronx, con una popolazione composta dal 58% da afro–americani e al 15% da caucasici è fortemente contagiata. Da una lettura globale anche di altre città e stati americani, che raccolgono dati su base volontaria, che ci sia una netta sovraesposizione degli afroamericani riguardo il contagio da Covid pare fuori di dubbio.
I dati rilevati dai paesi dell’Africa, resi noti con forte ritardo, avevano fatto sperare in una tendenza inversa, cioè che gli Africani avessero una maggiore resistenza al Covid, con le fantasiose ipotesi che il virus potesse essere fermato dal vaccino anti-tubercolosi. Vaccino questo che cura un batterio e non un virus, distinzione ancora difficile da capire per molte persone. Ma facciamo subito chiarezza. Se in alcuni ambiti della società americana gli ammalati di Covid afroamericani sono sovra rappresentati non è certo per una questione di etnia. L’equazione è semplice: si ammalano di più i carcerati, gli individui a basso reddito, gli individui a bassa scolarizzazione e quelli che vivono nei ghetti. In queste categorie di cittadini si trovano percentuali più alte di afroamericani piuttosto che caucasici. Gli afroamericani, tuttavia, sono una minoranza. Nel 2018 erano il 13,4% della popolazione statunitense ma nelle categorie a rischio diventano una maggioranza.
Per mantenere l’illusione dell’ “American dream”, cioè che il sistema capitalistico statunitense garantisca a tutti la possibilità di successo a patto che il singolo voglia conquistarselo, nel corso degli anni si sono date spiegazioni, molto spesso in equilibrio sul filo di un razzismo inconscio, che indicavano negli afroamericani una certa propensione al crimine, una scarsa capacità imprenditoriale e una limitata capacità di apprendimento. Con l’arrivo del Covid, messa da parte l’idea balenata per un millesimo di secondo che potesse essere una questione genetica, rimane la nuda verità di un virus che non sceglie in base al colore della pelle ma che ha più presa tra le categorie di persone ai margini della società.
Privi di sostentamento per sopravvivere i lavoratori americani a basso reddito non possono chiudersi in casa ma devono continuare a darsi da fare esponendosi a una frequenza di possibile contagio più estesa. Una famiglia proletaria afroamericana guadagna in un anno circa 41.000 dollari, risultando ultima nelle classi di reddito, anche rispetto ai 51.000 dollari dei penultimi che sono gli ispanici. Se l’Italia può permettersi il “lusso” di chiudere i battenti e di avviare gli ammortizzatori sociali, non è così negli Stati Uniti. Inoltre il nostro servizio sanitario, che diamo spesso per scontato, non fa parte della realtà di paesi evoluti come gli Stati Uniti e neppure della Repubblica Popolare Cinese.
L’antropologo Umberto Pellecchia, studioso del virus Ebola, ha dichiarato che di fronte all’epidemia siamo tutti uguali a livello biologico ma le condizioni sociali fanno la differenza. Se è vero che il virus può colpire chiunque indistintamente è anche vero che prospera nelle classi sociali più svantaggiate e tra le minoranze fragili, ponendoci di fronte a una realtà scomoda che preferiremmo ignorare. Una discriminazione che non si basa sul colore della pelle ma sul tenore di vita. Insomma sui soldi.