Neonato non sopravvive al travaglio: indagine su medici e soccorritori

Sei professionisti sanitari nel registro degli indagati: contestati ritardi nell’intervento d’emergenza e possibili errori nella valutazione della gestazione.

Lecce – Una famiglia di San Donato, nell’hinterland del capoluogo pugliese, ha vissuto un dramma che avrebbe dovuto concludersi con la nascita del secondogenito. Invece, il bambino atteso per fine novembre non ha mai conosciuto la vita. La magistratura ha avviato accertamenti dopo la denuncia presentata dai genitori, che sollevano dubbi sulla gestione dell’emergenza e sull’assistenza ricevuta durante i mesi di gestazione.

Come riportato da Repubblica, la vicenda presenta elementi che hanno spinto i pubblici ministeri ad aprire un fascicolo per fare chiarezza su quanto accaduto la notte del 25 novembre scorso. I coniugi chiedono di verificare se quella perdita potesse essere scongiurata attraverso interventi diversi o più tempestivi.

Stando alla ricostruzione fornita dalla coppia alle autorità, dopo la richiesta di aiuto tramite il numero d’emergenza, l’équipe medica ha impiegato circa tre quarti d’ora per raggiungere l’indirizzo. In quel frangente, la paziente aveva già subito un’emorragia considerevole. Una volta giunta presso la struttura ospedaliera “Vito Fazzi” del capoluogo salentino, gli specialisti non hanno più rilevato attività cardiaca nel nascituro.

La Procura leccese ha proceduto, come atto formale d’indagine, all’iscrizione di sei nominativi nel registro degli inquirenti: tre specialisti in ostetricia e ginecologia e l’intero team intervenuto con l’ambulanza. Le contestazioni mosse riguardano “responsabilità colposa per morte in ambito sanitario e omicidio colposo”. L’esposto presentato dalla famiglia mette in discussione la correttezza delle procedure adottate, concentrandosi soprattutto sul lasso temporale intercorso prima dell’arrivo dei soccorsi.

Un secondo punto sollevato nell’atto di denuncia concerne la presunta inesattezza nella determinazione del concepimento. I genitori sostengono che uno sbaglio nel calcolare l’avvio della gravidanza potrebbe aver alterato la previsione della scadenza naturale, condizionando di conseguenza i tempi previsti per l’ospedalizzazione in vista del parto. Questo errore avrebbe potuto compromettere il controllo adeguato della donna nelle ultime settimane prima della nascita.

Il 20 dicembre gli esperti medico-legali hanno effettuato l’esame autoptico sul corpo del feto per stabilire con precisione le dinamiche del decesso e raccogliere riscontri oggettivi a supporto dell’inchiesta. Gli investigatori stanno vagliando attentamente l’osservanza delle linee guida sanitarie e valutando l’eventuale sussistenza di negligenze da parte degli operatori coinvolti.