Aperto un fascicolo a carico di ignoti. Al vaglio i tabulati dell’Sos per ricostruire la dinamica dei soccorsi. Folla alla camera ardente per il saluto a Patrizia e Bianca.
Udine – Sono ancora in corso le ricerche di Cristian Casian Molnar, il giovane di 25 anni originario della Romania, travolto dalla piena del fiume Natisone a Premariacco, in Friuli, nel pomeriggio di venerdì insieme all’amica Patrizia Cormos, 20 anni, e alla fidanzata Bianca Doros, 23, trovate senza vita domenica. Di lui invece ancora nessuna traccia nonostante il febbrile impegno dei sommozzatori, soccorritori fluviali giunti da tutti i Comandi della regione, dronisti, topografi, team speleo e l’elicottero del reparto volo di Venezia, che ormai da oltre quattro giorni lavorano senza sosta.
Oggi si è tenuta la camera ardente di Patrizia e Bianca, le due ragazze che erano con lui in quel pomeriggio maledetto e trovate senza vita. Nella Casa funeraria di via Calvario a Udine, nei pressi del cimitero di San Vito, sono giunti i familiari delle due giovani romene, accolti dal prefetto e dal questore di Udine e dai comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Le due ragazze sono state vestite da sposa secondo la tradizione del loro Paese di origine: alla base c’è l’antica credenza che una fanciulla nubile morta prima di sposarsi possa farlo nell’aldilà, con il promesso sposo oppure con un uomo che non ha mai conosciuto ma che era stato a lei destinato.
La camera ardente resterà aperta fino a domani alle 16 quando sarà celebrato un momento di preghiera da due sacerdoti, uno ortodosso e uno cattolico, poi le salme partiranno alla volta della Romania dove verranno celebrati i funerali a Tarna Mare, in Transilvania, e dove saranno sepolte.
In visita anche molte persone del posto, che si sono strette intorno alle famiglie sconvolte da una tragedia che risulta difficilissimo spiegare. Ci proverà la Procura di Udine, che sta indagando per omicidio colposo a carico di ignoti e sta vagliando i tabulati della gestione dell’Sos. Indagini doverose, chieste anche dal ministro con delega alla Protezione civile Nello Musumeci, nel tentativo soprattutto di chiarire le ragioni per cui per i soccorsi è stato fatto intervenire un elicottero dall’aeroporto Marco Polo di Venezia: non ce n’erano altri più vicini? “Condurremo tutti gli accertamenti del caso e tutte le verifiche per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi, se ci sono state problematiche che possano in qualche modo aver inciso sul tragico evento”, ha detto il pm di Udine Massimo Lia, che ha aggiunto come “allo stato non ci sono elementi specifici” che fanno andare in questa direzione.
“Ovviamente – ha specificato Lia – gli accertamenti sono in fase iniziale e quindi nulla si può escludere nel prosieguo dell’attività investigativa”. Gli elementi raccolti, così come l’esame esterno del medico legale sulle salme, consentono “con ragionevole certezza – spiega il pm – di individuare la causa del decesso nell’asfissia da annegamento e traumatismi vari”. Sui cadaveri non è stata disposta l’autopsia ma si è ritenuta sufficiente l’ispezione cadaverica esterna, “anche per riconsegnare le ragazze ai famigliari, per procedere con il rito funebre”, ha aggiunto. Le indagini procedono anche sul cellulare di una delle ragazze, risultato ancora funzionante. “In natura esiste la tragica fatalità. Questo è un dato che deve essere tenuto sempre presente nelle attività di indagine di questo tipo. Un altro dato da tenere ben presente è che, dai primi accertamenti dei fatti, il tutto si è svolto in un arco temporale che si può quantificare grossolanamente in mezz’ora”, ha concluso il pm.
Come si è visto fin troppo bene, purtroppo, dai filmati diffusi in rete, la tragedia si è davvero consumata in pochi istanti. I tre giovani sono rimasti bloccati sull’isolotto tradizionale sede di tante scampagnate da parte della gente del posto, ma che in quel pomeriggio si è trasformata in una trappola mortale. E si sono stretti in quell’abbraccio che rimarrà negli occhi di tutti per sempre, sciolto dalla furia delle acque che li ha trascinati via nella corrente. E sul quale arriva il j’accuse della madre di Patrizia, che ha puntato il dito proprio su quelle immagini terribili e impietose: “Invece di fare video dovevano salvarla”, il suo sfogo. E un dettaglio che raggela il sangue: “Ha lasciato il suo nome, l’indirizzo. Ha detto ‘Chiamate mia mamma””. Poi è scomparsa con gli altri tra i flutti.
I fatti di quel pomeriggio maledetto
Sui fatti di quel pomeriggio maledetto, intanto, iniziano a circolare le prime ricostruzioni, che poi dovranno trovare riscontro nelle indagini della Procura. La prima chiamata di soccorso sarebbe partita intorno alle 13.25 di venerdì: al telefono Patrizia diceva preoccupata al 112 di essere rimasta “prigioniera” insieme con i due amici sul greto del Natisone e che nessuno di loro riusciva a tornare a riva a causa del livello delle acque del fiume, che si stava pericolosamente alzando. L’addetto della centrale del Numero unico regionale 112 avrebbe gestito l’Sos come soccorso tecnico – nel quale non ci sono persone con problemi sanitari – decidendo dunque di dirottare la richiesta al Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Udine, il quale avrebbe inviato, con la massima urgenza, l’equipaggio più vicino al luogo della richiesta e immediatamente attivato le squadre specializzate di fluviali, mettendo in preallarme i sommozzatori. Contestualmente, è stato attivato Drago, l’elicottero di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia, che ha iniziato a predisporre il piano di volo e acceso i motori.
Le acque, però, continuavano a salire sempre più in fretta e dopo pochi minuti dopo, sempre Patrizia ha sollecitato, ormai in preda al panico, l’arrivo dei soccorsi con altre tre chiamate. Durante la seconda, però, non sarebbe riuscita a parlare con nessun soccorritore, non è ancora chiaro se per un problema tecnico o per altre ragioni. Intanto davano l’allarme anche diversi passanti, che transitavano sul ponte Romano e avevano compreso che la situazione stava diventando estremamente pericolosa. Nel frattempo, il personale di terra dei pompieri era giunto in zona e dato che Drago, in volo da poco, era ancora troppo lontano, è stato chiesto l’intervento di un secondo elicottero, quello sanitario della Sores Fvg, con un tecnico del Soccorso alpino a bordo, che potesse compiere specifiche manovre per un eventuale recupero all’esterno del velivolo. Questo secondo elicottero si sarebbe alzato in volo pochi minuti dopo Drago, ma arrivando a Premariacco in soli 8 minuti perché molto più vicino dal luogo da cui è decollato l’altro velivolo. Ma sempre troppo tardi: solo un paio di minuti prima, secondo i testimoni oculari presenti sul posto, i tre ragazzi erano stati già travolti dal fiume. Non è bastato a riportarli a riva l’eroico tentativo di salvataggio dei vigili del fuoco, uno dei quali si è perfino lanciato in acqua, rischiando a sua volta di essere trascinato via dalla corrente. Poi, domenica 2 giugno, il ritrovamento dei corpi delle due ragazze e con esso il crollo delle speranze e la certezza che quel pomeriggio spensierato in riva al fiume si era trasformato in una incommensurabile tragedia.
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