L’ufficio stampa del presidente ribadisce la sua estraneità all’ipotesi di uno specifico “federatore che si metta alla testa dell’impresa”.
Roma – Bipolarismo sì, bipolarismo no. È diventato questo il tema della discussione politica al centro,
soprattutto dopo l’apertura di Carlo Calenda a un progetto di centrosinistra. Che, però, al momento resterebbe senza guida perché sia Romano Prodi che Giuseppe Sala, che secondo alcune indiscrezioni sarebbero stati interessati al ruolo di “federatore” di un’eventuale alleanza, si sono tirati indietro. Entrambi hanno negato di voler ricoprire la posizione, il primo smentendo persino di aver parlato della necessità di un “nuovo soggetto politico centrista”. Sala, invece, ha detto di non essere “alla ricerca di un ruolo”, ma di rimanere disposto a “dare una mano” per un eventuale progetto di questo genere.
Nel frattempo, a Calenda alcuni dei suoi tirano la giacca. Il primo tra tutti continua ad essere Enrico Costa, con cui già qualche giorno fa il leader aveva avuto uno scontro nel corso di una riunione post-elettorale. Costa non ne vuole sapere di bipolarismo. Soprattutto, da ex Fi, se significa spostarsi più a sinistra. “Siamo di fronte a un bivio”, ha scritto sui suoi social il deputato di Azione, “ricucire gli strappi, con pazienza e senza pregiudizi, per tornare ‘protagonisti’, o rassegnarci al bipolarismo diventando ‘accessori'”. In sostanza:
o la pace con Renzi, oppure l’oblio.
Si continua dunque a parlare di Terzo polo. Matteo Renzi torna a riproporlo, non si accontenta del no di Calenda e ribadisce di voler resuscitare l’alleanza. Stavolta, però, con lo slogan “Terzo polo con Terzo nome”, o “una roba simile”. Insomma, ha ribadito, “non si può ripartire dalle stesse persone”. Anche in questo caso, però, bisognerebbe capire quale nome mettere a capo della coalizione, anche perché tornerebbe ad
essere tra due partiti leader-centrici. “Per questo – ha spiegato Renzi – noi da lunedì riapriamo il tesseramento e alla chiusura facciamo in autunno un congresso libero, aperto, contendibile, dal basso”.
Una svolta a centrodestra, invece, non sembra più essere sul piatto. Già ieri Tajani ha detto che Renzi e Calenda “non sono interessati” al progetto di Forza Italia. Oggi Maurizio Lupi di Noi moderati ha rincarato la dose affermando che “per noi il primo interlocutore è Forza Italia” e che l’alleanza, “già scritta da trent’anni”, è quella che “si chiama centrodestra”. Per lui “è impensabile costruire un terzo polo autonomo dalle due coalizioni di centrodestra e centrosinistra”, il che significa che per lui Calenda e Renzi dovranno “decidere, in mezzo non ci si può stare”.