Isabella Internò, accusata dell’omicidio del calciatore del Cosenza a novembre del 1989, aveva giurato davanti a Dio la sua innocenza.
Cosenza – Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio aveva voluto solo dire che era innocente, “Non ho commesso niente”, e lo aveva giurato davanti a Dio. “Dio è l’unico testimone che non posso avere al mio fianco”. Ma Isabella Internò, imputata nel processo per la morte di Donato “Denis” Bergamini, avvenuta il 18 novembre 1989 sulla statale 106 a Roseto Spulico, è stata condannata a 16 anni di carcere. La decisione della corte nei confronti dell’ex fidanzata del calciatore del Cosenza è arrivata dopo una camera di consiglio durata otto ore. Internò è stata condannata per omicidio volontario in concorso con ignoti. Escluse le aggravanti di aver agito col mezzo venefico e della crudeltà, concesse le attenuanti generiche. Interdizione totale dai pubblici uffici.
E’ stata inoltre decisa la trasmissione degli atti in procura di Assunta Trezzi, Concetta Tenuta, Dino Pippo Internò, Roberto Internò, Michelina Mazzuca, Luigi D’Ambrosio e Raffaele Pisano per falsa testimonianza. Per la figura di Roberto Internò atti rinviati in procura come possibile coautore in concorso del delitto. Per Internò l’accusa aveva chiesto la condanna a 23 anni di carcere. Nella requisitoria nel processo a suo carico, i magistrati hanno ricostruito la vicenda: Denis non era stato investito, come si volle far credere. Ma fu ucciso con una sciarpa o un sacchetto e solo dopo venne adagiato sull’asfalto, dove venne travolto dal camion. “Denis Bergamini è stato ucciso prima di essere investito”, ha detto il procuratore capo Alessandro D’Alessio, “la versione di Isabella Internò è completamente falsa”. A 35 anni dalla morte del calciatore del Cosenza, trovato senza vita il 18 novembre del 1989 sotto un camion sulla statale Jonica, il quadro su quanto accadde comincia a essere nitido. E oggi la sentenza potrebbe mettere la parola fine a questa storia.
Nel processo davanti ai giudici della Corte d’Assise i pm hanno presentato istanza di condanna nei confronti della donna all’epoca 19enne, con l’accusa di omicidio volontario in concorso con ignoti. La richiesta è stata formulata dal pm Luca Primicerio, affiancato dal procuratore D’Alessio, al termine della requisitoria iniziata ieri. L’imputata era assente. La procura di Castrovillari aveva riaperto l’inchiesta nel 2012 smontando la teoria del suicidio, rimasta in piedi seppure con tante incognite dalla sera del ritrovamento di Bergamini sulla statale 106, a Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza. Ma poi la guerra di perizie che si sono susseguite nel tempo, un tempo lungo 35 anni, hanno dimostrato l’incompatibilità dei segni sul corpo e sull’asfalto con la ricostruzione sempre sostenuta da Isabella Internò, secondo la quale il calciatore all’epoca 27enne si sarebbe lanciato sotto il camion.
“I periti che hanno effettuato gli esami sul corpo dicono che l’uomo morì per asfissia meccanica violenta prima che il camion di Raffaele Pisano lo investisse – ha detto il pm Luca Primicerio -. Quindi le versioni di Internò e Pisano sono false”. Per il procuratore capo D’Alessio oggi ci si deve concentrare sulla ricostruzione del fatto, di come Bergamini è stato ucciso e quali sono gli elementi che hanno portato alla morte. “Domani ci occuperemo dell’imputata”, ha affermato. E tornando alla ricostruzione su cui si vuole fare luce, il pm Primicerio è entrato nel vivo. “Nel 2017 – ha sottolineato il magistrato – sono stati fatti 101 prelievi e i periti hanno condiviso tutte le attività, anche quella sull’esame della giocoforina. Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia di compressione con un mezzo soft, probabilmente una sciarpa o un sacchetto che può non lasciare segni sul collo”.
Per gli inquirenti è dunque falsa la teoria di Internò che ha parlato di tuffo di Bergamini sotto il camion. “Il corpo era disteso a terra”, ha ribadito il pm. Tra le aggravanti è stata richiesta la premeditazione e i motivi abietti o futili. “Internò – ha affermato D’Alessio – ha agito con volontà con persone in corso di identificazione. Isabella Internò ha tradito l’affetto che il ragazzo aveva per lei, ha esasperato lei il rapporto e pur di salvare l’onore non ha esitato ad agire come sappiamo. Per il tempo trascorso, però, merita le attenuanti generiche e per questo che non chiediamo l’ergastolo, ma 23 anni di reclusione”. La sentenza è attesa in serata.
Subito dopo che la Corte di è ritirata in camera di Consiglio i compagni di squadra di Denis Bergamini, insieme ad un gruppo di tifosi del Cosenza hanno alzato lo striscione “Verità per Denis” davanti al Tribunale. Tra loro Padovano, Simoni, Urban, Napolitano.