Il racconto choc su TikTok della sparatoria costata la vita a tre giovani davanti a una pizzeria. Un audio smentisce la versione di Calvaruso, che aveva confessato di aver sparato “per difesa”.
Palermo – Salvatore Calvaruso, fermato il 27 aprile e recluso nel carcere Pagliarelli dopo la sparatoria di Monreale costata la vita a Salvatore Turdo (23 anni), Andrea Miceli (26 anni) e Massimo Pirozzo (26 anni), oltre al ferimento di altri due giovani, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gup di Palermo. Ieri però ha rilasciato dichiarazioni spontanee durante l’udienza di convalida del fermo, sostenendo di aver sparato per difendersi dopo essere stato aggredito. Tuttavia un audio su TikTok, attribuito a un testimone oculare, offre una versione contrastante. Dalle immagini si intuisce piuttosto una rissa scatenata da un rimprovero – legato al modo di guidare in moto – e culminata nella fatale esplosione di violenza, confermata dalle autopsie condotte sul corpo delle vittime. I carabinieri cercano almeno quattro complici.

Durante l’udienza di convalida del fermo di ieri, il 19enne Salvatore Calvaruso ha raccontato in lacrime di essere stato aggredito con caschi e bottiglie dopo una discussione per la sua guida spericolata in scooter: “Mi accusavano di andare troppo veloce, mi hanno buttato giù dalla moto. Ho cercato di scappare, ma mi hanno raggiunto e colpito. Solo allora ho preso la pistola e sparato.”
Calvaruso, che secondo il suo legale Corrado Sinatra sarebbe “distrutto,” ha chiesto perdono alle famiglie delle vittime, sottolineando di essere incensurato, di avere un lavoro e di aver lavorato anche la sera della strage. Il gup si è riservato di decidere sulla convalida del fermo, mentre l’avvocato precedente, Giovanni Castronovo, ha rinunciato al mandato.
La versione di Calvaruso, però, sembra essere smentita da testimoni e video. Due testimoni oculari lo hanno riconosciuto: era uno dei ragazzi che hanno aperto il fuoco sulla folla. Anche le telecamere di una banca e di esercizi commerciali hanno immortalato la sequenza della sparatoria, con almeno 20 colpi esplosi ad altezza d’uomo in una piazza affollata da circa 100 persone. Gli occhiali persi da Calvaruso durante la rissa, ritrovati sul luogo e identici a quelli nelle sue foto sui social, sono un elemento chiave contro di lui. Inoltre, la mattina del 27 aprile, il giovane si è disfatto del cellulare, probabilmente per eliminare prove compromettenti, come riferito dalla Procura guidata da Maurizio De Lucia.
L’audio su Tik Tok: “Attento, ci sono anche i bambini”. “Tu chi m… sei?”
Al vaglio c’è un audio, che sarebbe stato postato su TikTok da un testimone oculare ancora non identificato e che sembra offrire una ricostruzione diversa, considerata credibile dagli inquirenti. Il giovane, parlando con un amico, descrive l’inizio della lite: uno dei palermitani, probabilmente Calvaruso, avrebbe rischiato di investire Salvatore Turdo con lo scooter in via D’Acquisto, vicino al Duomo. Turdo, che aveva un carattere impulsivo, avrebbe rimproverato il gruppo: “Attento, ci sono anche i bambini.” La risposta, “Tu chi m… sei?”, avrebbe fatto salire la tensione. Andrea Miceli, cugino di Turdo, avrebbe cercato di calmare gli animi, invitando Turdo a scusarsi: “Chiedigli scusa, stiamo tutti divertendoci.” Ma un colpo di casco sferrato a tradimento avrebbe fatto esplodere la rissa.

Nell’audio si evince che i palermitani, partiti con i volti e le teste sanguinanti, sono poi tornati armati: “Hanno preso i ferri e hanno iniziato a sparare. Lo capisci che potevano sparare anche a me? Salvo mi è morto tra le braccia, aveva una ferita al collo, mi chiedeva aiuto e io non sapevo cosa fare.” Il racconto, straziante, conferma la violenza cieca della sparatoria, con i proiettili che hanno colpito fioriere, muri e un’auto parcheggiata, rischiando una strage ancora più terribile. L’audio contrasta con la tesi difensiva di Calvaruso, suggerendo che i palermitani abbiano agito per vendetta dopo la rissa, non per autodifesa.
La ricostruzione della strage
Le indagini hanno chiarito la cronologia degli eventi grazie a un video girato con un cellulare, inizialmente ritenuto precedente alla sparatoria ma in realtà successivo. Le immagini mostrano Calvaruso perdere il controllo dello scooter mentre viene colpito, fuggire abbandonando il mezzo e dirigersi a casa di un amico, a cui aveva chiesto di denunciare il furto dello scooter, confessando: “Ho fatto un macello.” Sullo stesso scooter è stato caricato uno dei feriti, poi deceduto in ospedale. Il video documenta la violenza della rissa, con caschi usati come armi e un’escalation di urla e caos, ma non mostra chiaramente i volti dei partecipanti.
La rissa, scoppiata intorno all’1:30 del 27 aprile in via D’Acquisto, davanti al pub 365, è partita dunque da un rimprovero di Turdo e Miceli per la guida pericolosa del gruppo di palermitani, composto da 8-10 giovani, molti dallo Zen. Dopo spintoni, pugni, sedie e bottiglie, almeno due membri del gruppo hanno estratto pistole, sparando oltre 20 colpi. Le telecamere di sorveglianza di una banca e di negozi vicini hanno fornito immagini cruciali, permettendo di identificare Calvaruso e confermando la presenza di complici, almeno quattro, ancora ricercati dai carabinieri.
Dalle autopsie la brutalità del delitto
Le autopsie, iniziate il 29 aprile, hanno confermato la ferocia della sparatoria. Salvatore Turdo è stato ucciso da due colpi di pistola all’addome e al torace, Massimo Pirozzo da un unico colpo al collo, con il proiettile uscito dal viso. L’autopsia su Andrea Miceli, in programma oggi 30 aprile, dovrebbe chiarire i dettagli della sua morte, avvenuta in ospedale dopo ore di agonia. Miceli, secondo testimoni, aveva messo in salvo la fidanzata chiudendola in auto prima di correre in aiuto del cugino Turdo, venendo poi freddato. I rilievi balistici hanno trovato oltre 20 bossoli, con proiettili conficcati in fioriere, muri e un’auto, evidenziando il rischio di una strage più ampia.
Due feriti, un 33enne (Nicolò Cangemi, estraneo alla rissa) e un 16enne, sono sopravvissuti per miracolo. Il minorenne, colpito alla testa, ha scritto su Facebook: “Sono vivo per miracolo, ci vediamo presto,” dopo che un proiettile si è fermato a tre centimetri dalla corteccia cerebrale. Entrambi, ricoverati al Policlinico di Palermo, non sono in pericolo di vita.
Caccia ai complici
Gli inquirenti sono convinti che Calvaruso non abbia agito da solo. Almeno due persone hanno sparato, usando due o tre pistole, e il gruppo palermitano contava 8-10 membri, provenienti dallo Zen e forse da Borgo Nuovo. Le indagini, coordinate dal pm e dalla Procura di Palermo, si concentrano su quattro complici, con perquisizioni in corso nelle case dello Zen e ricerche delle armi, forse gettate lungo i 15 km di ritorno a Palermo. Un secondo giovane, immortalato su uno scooter mentre fuggiva, è sotto interrogatorio, ma non è stato ancora identificato. Le testimonianze, come quella di un amico di Calvaruso che ha confermato il prestito dello scooter e la confessione del “macello,” sono decisive.