Il segretario regionale Colacci attacca: “Vergognoso parlare di Cittadella della Salute e lasciare a casa chi ha garantito il servizio per oltre vent’anni. Ora vogliamo i fatti, non promesse”.
Campobasso – “Non possiamo restare spettatori silenziosi mentre si gioca con la vita delle persone”. Sono parole durissime quelle di Giovanni Colacci, segretario regionale UGL Salute Molise, che interviene sul licenziamento di 16 lavoratori della mensa del Responsible Hospital, avvenuto lo scorso 1° settembre dopo oltre vent’anni di servizio.
Mentre la Regione e i vertici istituzionali parlano di fondi ex art. 20, trasferimenti e della futura Cittadella della Salute, i sindacati denunciano “la sistematica dimenticanza di chi, con stipendi modesti e sacrifici enormi, ha garantito il funzionamento della sanità molisana”.
UGL Salute punta il dito contro quella che definisce “una gestione miope e insensibile”, fatta di stipendi arretrati, rimborsi mai erogati e promesse tradite.
“Si organizzano conferenze stampa e tavoli di lavoro per raccontare progetti faraonici – spiega Colacci – ma nei fatti i lavoratori restano a casa, senza prospettive. È intollerabile”.
Il sindacato mette in guardia la Regione: “Non è accettabile parlare di modernizzazione della sanità senza partire dal valore umano e professionale di chi ha garantito i servizi per anni. Se la Regione pensa di costruire la Cittadella sulla pelle dei lavoratori, troverà la nostra opposizione più dura. Siamo pronti a scendere in piazza”.
L’organizzazione sindacale ha presentato tre richieste precise e ritenute non negoziabili: apertura di un tavolo permanente di confronto tra Regione e parti sociali; inserimento di clausole sociali obbligatorie in tutti i futuri appalti, a garanzia della continuità occupazionale; reintegro immediato degli ex addetti alla mensa o, in alternativa, il loro assorbimento nei nuovi servizi della Cittadella della Salute.
Il messaggio di UGL Salute è netto: “Non si può programmare il futuro cancellando chi è stato licenziato ieri. O la Regione dimostra rispetto e coraggio, oppure sarà scontro sociale. Ora vogliamo risposte, ora vogliamo i fatti”.