Nel mirino della polizia postale un 20enne di origini orientali: ha utilizzato account di posta cifrati per inoltrare messaggi minatori.
Torino – Inviava via mail minacce di morte e intimidazioni a studenti dell’Università o a responsabili della gestione dei corsi. Si tratta di un 20enne di origini orientali che è stato denunciato dalla Polizia Postale torinese per minacce aggravate. Il ragazzo è gravemente indiziato di aver utilizzato account di posta elettronica cifrati e altamente protettivi dell’anonimato del mittente, per inoltrare messaggi minatori nei confronti di alcuni colleghi di corso.
Le intimidazioni, denunciate presso la Procura della Repubblica di Torino sia dalle vittime, sia da alcuni componenti dello staff dei corsi, erano state inoltrate a diverse caselle di posta elettronica di studenti, ovvero di alcuni responsabili della gestione dei corsi di studio, attaccando le vittime su tematiche professionali, arrivando a vere e proprie minacce di morte, paventando anche con l’eventuale assoldo di sicari.
Le indagini della Polizia Postale poste in essere per la ricerca dell’autore, focalizzate principalmente sulla platea dei frequentatori del corso, hanno fatto leva sia sulle informazioni ottenute dagli stessi studenti e dallo staff, sia sulla valorizzazione delle tracce informatiche disseminate nei metadati delle mail, il cui inoltro è proseguito finanche durante le attività investigative, fornendo preziosi elementi probatori agli agenti cibernetici.
Gli accertamenti sono proseguiti anche attraverso il supporto del servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni, che ha avviato le necessarie attività di cooperazione internazionali, utili ad acquisire dal Provider straniero importanti elementi di prova circa i dati informatici relativi alle connessioni effettuate dall’autore delle mail di minacce.
Raccolti tali elementi di prova univoci, la Procura di Torino ha delegato alla Polizia Postale l’esecuzione della perquisizione personale, locale e informatica a carico dell’indagato, la quale, nonostante la totale assenza di collaborazione del soggetto con gli organi inquirenti, ha consentito l’individuazione di elementi probatori a sostegno dell’impianto procedimentale, che è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria per le determinazioni di carattere processuale.