Uno dei due è stato arrestato dalla polizia ed è stato portato a San Vittore, l’altro è irreperibile. L’omicidio commesso da sei uomini.
Milano – Sono stati individuati altri due uomini accusati di concorso nell’omicidio di Jhonny Sulejmanovic, il giovane morto nella notte tra il 25 e il 26 aprile mentre si trovava in un furgone in via Varsavia, dietro all’Ortomercato. A giugno erano stati condotti in carcere tre dei coinvolti (Roberto Ahmetovic, 33 anni, il cognato Jagovar, 38 anni, e Rubino Sulejmanovic), un quarto è tuttora irreperibile. L’aggressione, infatti, era stata condotta da un commando di sei uomini. Uno dei due coinvolti è stato arrestato e portato a San Vittore, l’altro non è ancora stato rintracciato e risulta ricercato a livello internazionale.
Sulejmanovic, 18 anni, si trovava all’interno del furgone in cui viveva con la moglie Samantha quando è stato aggredito da un gruppo di persone. Erano le 3.15 di notte di venerdì 26 aprile. Il commando ha prima preso a bastonate il Fiat Ducato grigio, rompendo i vetri. Poi sono passati alle armi, sparando contro il giovane con una pistola calibro 7 65 e colpendolo al torace. Sei i colpi, secondo gli inquirenti. All’arrivo dei soccorsi le condizioni del nomade bosniaco erano apparse subito molto gravi, e un’ora dopo era stato dichiarato il decesso. Per l’omicidio sono già state emesse le ordinanze di misura cautelare a carico di 4 uomini, eseguita il 21 giugno scorso dagli agenti della Squadra Mobile milanese, conclusasi con l’arresto di tre indagati mentre il quarto risulta tuttora irreperibile.
Tutti i componenti del commando risultano pertanto compiutamente identificati. L’omicidio, infatti, era stato consumato al culmine di un’aggressione condotta da 6 persone, che, giunte in via Varsavia a bordo di un’autovettura di colore nero, assaltarono il furgone ove dormiva la vittima con la moglie, infrangendo i vetri con delle mazze di ferro, per poi attingerlo con almeno tre colpi d’arma da fuoco. Inoltre, prima di allontanarsi, spararono ulteriori colpi a scopo intimidatorio verso i familiari della vittima, accorsi sul posto, nel tentativo di fermare l’azione criminale.
L’attività di indagine ha consentito di ricostruire in modo puntuale l’azione delittuosa e di identificare dapprima quattro componenti del gruppo omicida e, soprattutto, di individuare il movente in una precedente lite, avvenuta poche ore prima, tra due degli assalitori e la vittima, supportato nella circostanza dai suoi familiari. La successiva fase investigativa, sviluppatasi anche grazie a ulteriori elementi di prova raccolti dopo l’esecuzione della misura cautelare, ha consentito di identificare il quinto componente del gruppo assalitore, nonché di accertare che alla guida dell’autovettura di colore scuro, dalla quale sono usciti i 5 assalitori, vi era una sesta persona che li ha accompagnati sul posto, ha atteso l’esecuzione dell’omicidio e, alla guida senza mai aprire la porta lato guida del veicolo, ha garantito l’immediata ripartenza dopo che i 5 sono risaliti a bordo.
Uno dei due destinatari della misura cautelare è stato associato presso la Casa Circondariale Francesco di Cataldo mentre il secondo, irreperibile, è attivamente ricercato anche in campo internazionale.