Ricette che non arrivano al destinatario, medici in allarme perchè il sistema informatico sanitario non funziona, i servizi di assistenza tecnica non rispondono ai sanitari in allarme. Per non parlare delle indagini a tutto tondo sugli scandali della Regione Lombardia. Intanto i malati ne pagano le spese.
Milano – Caso camici, test sierologici Diasorin, le mascherine-pannolino della Fippi di Rho ed il boom di morti registrate al Pio Albergo Trivulzio e in altre Rsa: queste sono solo alcune delle grane che incombono su Regione Lombardia. E mentre magistrati e Fiamme Gialle cercano di scoperchiare il nuovo vaso di Pandora, migliaia di lombardi non riescono a prenotare visite ed esami, i centri di prenotazione sono irraggiungibili ed i medici di famiglia sono esasperati dal mal funzionamento del Sistema Sanitario Elettronico Regionale.
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Dalla ripresa post lockdown, se devi prenotare un esame in Lombardia, 9 volte su 10 sia al telefono che allo sportello vieni rispedito a casa perché “…Facciamo solo le urgenze – rispondono gli operatori – qui non c’è scritto niente e quindi non possiamo prenotare...”. Nella sostanza tra il recupero di tutte le visite e gli esami che sono saltati per via dell’emergenza Coronavirus e le urgenze che si sono via via presentate, prenotare una radiografia, una tac o una risonanza magnetica sembra essere più difficile di azzeccare un terno al Lotto. Oltre agli esami poi c’è il problema delle ricette. Come molti sapranno, sia per comodità che per evitare assembramenti e code nelle sale d’attesa dei dottori, da qualche tempo si è passati alle cosiddette ricette elettroniche. In pratica, chiami il dottore, gli spieghi quello che ti serve, lui ti scrive la ricetta e te la manda via mail. Il problema però – come se quello di prima non fosse sufficiente – è che spesso la ricetta arriva molto tempo dopo il suo invio con la conseguente impossibilità di acquistare il farmaco prescritto. È capitato che passassero anche tre settimane dall’invio della mail alla ricezione del contenuto. Anche se questo può avvenire per meri malfunzionamenti alla rete. Il problema vero è che la “piattaforma” utilizzata in Lombardia non funziona come dovrebbe. I medici confermano e rincarano le lamentele:
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“…Ci sono dei problemi grossi con il Sistema sanitario elettronico regionale – spiega il dottor Giorgio Rubino, presidente dell’Associazione Medici di Famiglia (Amf) – adesso si possono mandare le ricette elettroniche, ma queste spesso non arrivano, oppure “escono” nere quando dovrebbero essere rosse e viceversa, poi capita che il sistema non ti riconosca un farmaco e quindi non puoi prescriverlo, oppure invia una ricetta su due. Lo stesso vale per le impegnative: non si capisce più cosa fare con la determinazione delle priorità, non ci sono comunicazioni chiare, non possiamo mettere “U” (urgente) o “B “ (breve) solo perché diversamente non puoi prenotare l’esame. C’è gente che potrebbe farlo tra un mese o anche due, ma niente, non te lo prenotano, ti rimandano a casa. Il risultato è che i pazienti vanno avanti e indietro due o tre volte e noi non possiamo inventarci le priorità in base alle disponibilità dei Cup. Non è possibile andare avanti così: capisco benissimo le loro difficoltà però, visto il disastro che sta emergendo, organizziamoci. Facciamo qualcosa perché così non si può andare avanti, non è corretto nei nostri confronti, nei confronti dei pazienti e loro non riescono ad organizzarsi…”.
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C’è chi rincara giustamente la dose:
“…È stata una settimana di delirio completo – denuncia il dottor Luca Bellazzi – con connessioni ondivaghe, ricette “rosse” stampate in nero e viceversa, anzi proprio stampe diverse di ogni tipo e minuti persi in attesa dell’ “ok” da parte dei server regionali alla stampa delle ricette. Sulle prenotazioni poi è un casino biblico tra ospedali che ancora fanno solo le urgenze e privati che un po’ fanno solo urgenze e un po’ fanno anche il resto. Il risultato che è i pazienti sono scombussolati e fanno riferimento a noi in assenza di un front Office Asst accessibile direttamente. Solo che noi non possiamo fare tutto. Il problema è già stato segnalato ma ci hanno risposto di rivolgerci all’assistenza tecnica del sistema informatico socio sanitario ma gli operatori non rispondono e quando lo fanno, dopo attese lunghissime, la linea cade. È un sistema inconciliabile con i ritmi di un ambulatorio ed è anche pericoloso perché ogni ritardo può essere causa di assembramento in sala d’attesa…”.
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Se tutto questo non bastasse va ricordato che su Regione Lombardia sono in corso indagini anche in merito alla realizzazione lampo dell’ospedale nei padiglioni della Fiera di Milano, (progettato per ospitare centinaia di pazienti, ne ha curati invece solo 25 ed è costato 21 milioni di euro) e alla mancata istituzione di una zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, due comuni in provincia di Bergamo dove, a fine febbraio, si era sviluppato un cospicuo focolaio di contagiati.