Milano – “…Noi la crisi non la paghiamo…”. È questo uno dei tanti slogan urlati dai circa 3000 precari, disoccupati, studenti, rider, partite Iva e cassaintegrati scesi in piazza per manifestare contro il governo e contro le misure introdotte con il Covid-19. Al centro delle proteste anche la gestione del modello sanitario lombardo.
“… Lavoravo in un ristorante prima della crisi sanitaria – racconta M. C, manifestante autonomo – avevo un contratto a chiamata, quindi privo di qualsiasi garanzia. Con la contenzione sono stato lasciato a casa, e come molti altri. Ormai sono tre mesi che non ricevo lo stipendio. Ringrazio Dio di non aver figli, altrimenti sarei rovinato…”.
Tra le organizzazioni che hanno partecipato alla manifestazione anche i S.I. Cobas, il Fronte della Gioventù Comunista, i Carc e il Coordinamento Precari Scuola Autoconvocati e le Brigate Solidali. Quest’ultime impegnate durante la pandemia a fornire quotidianamente cibo e dispositivi di sicurezza alle fasce più deboli della popolazione
“… I 16.000 morti della Lombardia – hanno dichiarato i rappresentanti di Potere al Popolo – sono il risultato del tanto decantato “modello Lombardia” che ci portiamo dietro da anni: sanità venduta ai privati, scandali di corruzione e malasanità, lavoro povero e precariato, urbanizzazione sfrenata e una classe politica subalterna alle logiche di profitto di Confindustria. Ne sono la dimostrazione la mancata costituzione delle zone rosse, i favori alle strutture sanitarie private per garantire ulteriori occasioni di business su test sierologici e tamponi, una sanità pubblica al collasso in quanto già provata da tagli e privatizzazioni… “.
Una forte delusione per l’andamento delle politiche governative è stata lamentata anche dagli insegnanti precari, che hanno denunciato “…Un abuso di precariato…” da parte delle istituzioni. A finire nell’occhio del ciclone, infatti, sarebbe proprio il concorso indetto durante la pandemia che rappresenterebbe uno “…schiaffo alla democrazia…”, hanno gridato per le strade meneghine i docenti.
“…In Italia in un solo mese 274mila persone hanno perso il lavoro– ha dichiarato Alessandro Fiorucci, responsabile organizzazione del Fonte della Gioventù Comunista -. La crisi che abbiamo davanti è la più profonda dal dopoguerra ad oggi. In tutto il mondo più di un miliardo e mezzo di lavoratori rischiano di rimanere disoccupati. Per loro sono arrivati licenziamenti, sfruttamento e repressione; mentre industriali e imprese hanno ricevono aiuti miliardari dal governo. Si prepara una nuova stagione di austerità e di politiche antipopolari, in cui verranno a chiederci sacrifici e responsabilità, il tutto solo per salvare i profitti delle imprese mettendo le mani nelle nostre tasche. E mente vengono stanziati finanziamenti per le multinazionali, in molti aspettano ancora la cassa integrazione. A questo attacco bisogna rispondere unendo in un fronte unico di classe le lotte dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, degli studenti. In ogni fabbrica, in ogni campo, in ogni quartiere, in ogni scuola bisogna dare un messaggio chiaro: non saremo noi a pagare questa crisi. La paghino i padroni…”.
Le mobilitazioni si sono svolte un po’ ovunque. Da Torino a Messina, passando per Roma, sono stati migliaia i precari e disoccupati che hanno gridato il proprio disagio estremo. Il lockdown è terminato da poco e già nelle piazze del Bel Paese serpeggiano proteste e malumori. Lo avevamo anticipato settimane fa. E non era soltanto il sole a riscaldare l’Italia, soprattutto la scottante tensione sociale che sta progressivamente crescendo e che non promette nulla di buono. Mentre nei Palazzi regnano silenzio e miopia.
Se il governo non si preoccuperà di ascoltare la disperazione della base sociale, gli scenari potranno diventare difficili, più duri e radicali.