Circa cinquemila persone hanno manifestato nel centro del capoluogo piemontese contro lo sgombero del centro sociale. Presenti anche osservatori di Amnesty International.
Torino – “Aska non si tocca, lo difenderemo con la lotta” è il grido che ha risuonato nelle strade del capoluogo piemontese durante la mobilitazione degli antagonisti contro lo sgombero dello spazio sociale Askatasuna. Il ritrovo era fissato per le 14.30 davanti a Palazzo Nuovo, l’edificio universitario che ospita le facoltà umanistiche, situato a breve distanza dall’immobile di corso Regina Margherita 47 dove aveva sede il centro sociale.
Da lì i manifestanti hanno cercato di raggiungere altri luoghi significativi della città come questura, prefettura e sede comunale. All’evento hanno partecipato migliaia di attivisti provenienti da Genova, Bologna, Lombardia e Veneto.
Il raduno iniziale ha visto la presenza di circa mille persone che si sono progressivamente incrementate fino a raggiungere le cinquemila unità. In prima fila erano presenti nuclei familiari con bambini che reggevano cartelli con la scritta “Aska non si tocca” e uno striscione recitante “Torino partigiana – Que viva Askatasuna“. Tra i presenti anche il cantautore torinese Willie Peyote, che era tra i garanti dell’accordo ormai decaduto con l’amministrazione comunale.
Durante gli interventi dal palco, i manifestanti hanno dichiarato: “Quello odierno non è un funerale, dobbiamo dimostrare di essere più numerosi. Saremo sempre presenti nelle strade, nelle scuole, nelle università, in Valle di Susa: la libertà è il nostro obiettivo”. Gli organizzatori hanno sottolineato che questa giornata rappresenta solo l’avvio di una mobilitazione più ampia e hanno annunciato per il 17 gennaio un’assemblea cittadina per preparare una grande manifestazione nazionale prevista per il 31 gennaio nel capoluogo piemontese.
Il corteo è partito da Palazzo Nuovo percorrendo corso San Maurizio in direzione del fiume Po, seguito da vicino dai mezzi blindati delle forze dell’ordine. Tutte le strade laterali sono state chiuse per impedire tentativi di avvicinamento all’edificio di corso Regina Margherita. Numerosi commercianti della zona hanno abbassato le saracinesche per precauzione, temendo possibili disordini. Le misure di sicurezza erano imponenti, con agenti schierati lungo le vie e autopompe già posizionate in corso Regina Margherita.
Nel corteo erano presenti anche alcuni osservatori di Amnesty International che hanno seguito lo svolgimento della manifestazione. I circa cinquemila partecipanti si sono diretti lungo via Napione verso corso Regina Margherita, sede del centro sociale, con consistenti presenze delle forze dell’ordine a presidio delle arterie centrali cittadine. Al momento la manifestazione si è svolta senza incidenti.
Durante gli interventi, gli antagonisti hanno anche ricordato l’imam Mohamed Shahin, la cui espulsione disposta dal Ministero dell’Interno è stata successivamente annullata dal giudice. Gli attivisti hanno ribadito: “Rinasceranno spazi e comitati ancora più forti. Questo è l’inizio, il progetto collettivo deve guardare al futuro”.