Meloni e il premierato: “Colle mai più supplente”. Schlein ai suoi: “Fate muro”

La segretaria dem esorta i suoi a “fare muro” contro la riforma “con i corpi e le voci”. E lancia una manifestazione il 2 giugno.

Roma – Il duello Meloni-Schlein in vista delle europee – secondo i sondaggi FdI semina tutti e il Pd è in seconda posizione – si consuma sul premierato. Elly Schlein esorta i suoi senatori a “fare muro” contro la riforma “con i corpi e le voci”, e lancia una manifestazione di piazza il 2 giugno. Così “dialogare è dura…”, la liquida Giorgia Meloni, che intanto difende la sua riforma costituzionale di fronte a una vasta platea di imprenditori, accademici, sportivi e artisti, spiegando che per lei questa strada rappresenta “un rischio” e “una occasione da cogliere per stare in pace con la coscienza”. Perché, ne è sicura la premier, darà “stabilità”, “eviterà al presidente della Repubblica il ruolo di supplente della politica” e così “metterà fine a ogni sovrapposizione”.

Un traguardo che vuole raggiungere anche a costo di andare al referendum: “L’ultima parola ce l’avranno gli
italiani. Perché la Costituzione non è mia ma del popolo”. E nel frattempo, spiega, servirà “una legge elettorale con le preferenze, che ricostruisca il rapporto eletto-elettore”. L’evento di lancio del premierato, nella Sala della Regina alla Camera, organizzato dalle Fondazioni Craxi e De Gasperi, prevede una serie di analisi, anche contrastanti tra loro, da parte di costituzionalisti che hanno studiato a fondo la riforma. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana auspica “il più ampio consenso” ma avverte che il dibattito “non deve paralizzare” il Parlamento.

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Giorgia Meloni

La ministra Maria Elisabetta Casellati, che segue in prima persona il ddl approdato in Aula al Senato (con 3mila emendamenti di opposizione), assicura che “non c’è nessun pericolo di deriva autoritaria”. In una prima fila affollata di ministri, Meloni prende appunti sui fogli del suo discorso. Anche quando Luciano Violante, decisamente contro questo premierato, suggerisce di riunire il Parlamento in seduta comune per la legge di bilancio, la fiducia o i decreti. “Pensiamo – aggiunge l’ex presidente della Camera – cosa farebbero gli avversari se avessero una forma di questo genere fra le mani”.

“Io mi sono interrogata molte volte su come gli avversari utilizzerebbero questa riforma. Non mi spaventa”, sottolinea la premier, parlando nella Sala di rappresentanza della Camera, davanti agli arazzi di Mosè
che spiega le tavole della legge al popolo dopo averle ricevute da Dio. La presidente del Consiglio passa in rassegna gli aspetti principali di una riforma, fatta ‘in punta di piedi’, che considera spartiacque. Non per il suo esecutivo che, assicura, “è solido e stabile”. Ma per evitare altri casi come i governi Conte o quello Draghi. “Questa riforma non riguarda la sottoscritta o il presidente Mattarella“, puntualizza Meloni,
liquidando come “dibattito ideologico” le proteste delle opposizioni: la Costituzione “è di tutti, la sua interpretazione non può privilegiare una sola cultura politica o un solo punto di vista”.

Elly Schlein

Lancia invece un’apertura sul tema dell‘eccessivo ricorso ai decreti: “Se i partiti vogliono porre la questione per rafforzare il ruolo dell’iniziativa legislativa del Parlamento, parliamone”. In attesa di capire se ci sarà un confronto televisivo con Schlein prima delle Europee, il duello fra le due leader si infiamma proprio sul premierato. “Che pena le mistificazioni costanti di Meloni – il contrattacco della segretaria dem -. È
inutile che mi attacchi, non ci spaventa, faremo opposizione con tutte le nostre forze, in Parlamento con le voci e nelle piazze portando i nostri corpi”. 

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