Maxi frode nel garden center: evasi 10 milioni di euro

La titolare dirottava gli incassi sull’azienda agricola della sorella per sfruttare la tassazione agevolata.

Treviso – La Guardia di Finanza del comando provinciale ha valorizzato le risultanze di uno studio condotto dai colleghi del Nucleo Speciale Tutela Entrate e Repressione Frodi Fiscali di Roma, sottoponendo a verifica fiscale una società commerciale che, negli anni d’imposta dal 2019 a luglio 2025, gestiva un garden center nel vittoriese. L’ispezione si è conclusa con la constatazione di oltre 10 milioni di euro di ricavi occultati al fisco, cui corrispondono circa 5 milioni di euro di base imponibile sottratta a tassazione.

Il sistema di frode ideato dalla titolare della società verificata verteva su un meccanismo di traslazione dei ricavi che “deviava”, verso un’altra impresa agricola riconducibile a sua sorella (ma ubicata presso la stessa sede della società florovivaistica ispezionata), gli utili prodotti. Ciò permetteva di sottoporre gli incassi non alle “ordinarie” regole di tassazione proprie delle società commerciali, bensì a quelle assai più vantaggiose delle società agricole.

Tale espediente ha consentito all’imprenditrice di concentrare sull’impresa agricola della sorella, che sconta una tassazione agevolata, quasi tutte le operazioni attive, abbattendo così illegalmente, il carico tributario della sua impresa commerciale.

Nel corso delle operazioni di verifica, avviate lo scorso febbraio dai finanzieri della Tenenza di Vittorio Veneto, si è infatti appurato che, nonostante tutte le vendite effettuate dal garden center avvenissero sotto la “gestione” della società commerciale, i ricavi ottenuti venivano “fatturati”, per la gran parte, dalla società agricola.

Le conseguenze di tale comportamento scorretto hanno prodotto un’evasione così ingente da superare le soglie di rilevanza penale e per questo l’ideatrice del sistema di frode dovrà ora rispondere anche del reato di infedele dichiarazione, per non aver dichiarato le imposte sui predetti ricavi, quantificate in circa 2,5 milioni di euro tra Irpef ed I.V.A.

Ulteriori approfondimenti hanno, poi, permesso di rilevare 876 violazioni alla norma antiriciclaggio che vieta trasferimento di denaro contante entro determinati limiti quantitativi. Sotto questo profilo, in centinaia di casi, i finanzieri hanno registrato trasferimenti di denaro tra sorelle avvenuti, in contanti, per importi superiori alle soglie di legge. Sono, quindi, state elevate sanzioni che possono complessivamente arrivare, nel massimo, a oltre 43 milioni di euro.

L’attività appena illustrata si inserisce quale fondamentale esempio dell’impegno che la Guardia di Finanza di Treviso e l’Autorità Giudiziaria pongono nel contrasto alle frodi fiscali in tutte le loro declinazioni, che costituiscono strumento per una riduzione illegale dei costi di “struttura” finalizzata alla massimizzazione dei profitti e ad ottenere un ingiusto vantaggio competitivo.