Materie prime: ribassi globali, ma caffè, cacao e olio italiano salgono alle stelle

Nel 2025 le materie prime agricole calano del 4%, ma caffè, cacao, grano duro e olio italiano salgono a causa della crisi climatica e geopolitica. I dati del rapporto Banca Mondiale.

Il 2025 si prospetta come un anno di ribassi per le materie prime agricole, con un calo medio previsto del 4% secondo il rapporto Commodity Markets Outlook della Banca Mondiale. Ma non sarà una discesa uniforme: caffè, cacao, grano duro e olio extravergine d’oliva italiani sfidano il trend globale, spinti da cambiamenti climatici, crisi produttive e dinamiche geopolitiche. Tra siccità, speculazioni e guerre dei dazi, il panorama resta volatile, con alcune commodities destinate a pesare sempre più sui bilanci dei consumatori.

Il caffè al bar verso il rialzo

Il prezzo del caffè vola: nei giorni scorsi ha toccato i 4,40 dollari la libbra, contro i 3,35 di dicembre 2024. Andrea Illy, presidente di Illycaffè, prevede rincari del 15-20% sia al bar che a casa. Colpa dei cambiamenti climatici che, in Brasile – leader mondiale della produzione – hanno ridotto le scorte, tra siccità e piogge anomale. Una tazzina a 2 euro non è più un’ipotesi remota, mentre il regolamento Ue anti-deforestazione, in vigore dal 30 dicembre 2024, potrebbe aggravare i costi per i consumatori europei.

Cacao: un lusso inarrestabile

Situazione analoga per il cacao, che si attesta a 9.000 dollari la tonnellata dopo picchi a 12.000. Costa d’Avorio e Ghana, che coprono il 60% del mercato globale, sono stati colpiti da siccità, malattie delle piante e sementi di scarsa qualità, dimezzando la produzione. Ecuador e Brasile non riescono a colmare il gap, e i prezzi continuano a salire. “Non ci aspettiamo miglioramenti a breve”, avvertono gli analisti, con l’Ue che rischia ulteriori rincari per le nuove norme ambientali.

Grano duro: l’Italia in controtendenza

Anche il grano duro italiano va in direzione opposta ai mercati mondiali. Le quotazioni hanno raggiunto i 34,50-35 euro al quintale, spinte da eventi climatici estremi. “Il nuovo raccolto sarà decisivo, ma le scorte scarseggiano”, spiega Vincenzo Divella, ad di Divella. Le grandi aziende resistono grazie alle riserve, mentre le piccole devono rivolgersi a importazioni da Canada, Arizona e Australia, più proteiche ma costose. Un paradosso in un anno di previsto ribasso cerealicolo globale.

Mais: speculazione e poi calo

Il mais ha visto un’impennata a 245 euro la tonnellata tra fine 2024 e inizio 2025, trainato da speculazioni finanziarie e da una produzione comunitaria di bassa qualità. “La bolla si sta sgonfiando”, assicura Giovanni Tanzi, esperto di stoccaggio nell’area adriatica. “Prevediamo un calo di 10 euro nei prossimi mesi, ma la scarsità resta un problema”. Un segnale di stabilizzazione in un mercato altrimenti turbolento.

Olio extravergine: l’Italia perde terreno

Il 2024 è stato un disastro per l’olio italiano: la siccità nel Meridione ha tagliato la produzione del 26%, relegando l’Italia al quinto posto mondiale. Il prezzo all’ingrosso dell’extravergine sfuso oscilla tra 9,50 e 11 euro al kg, con picchi per biologico e Dop. Eppure, i costi di produzione superano spesso queste cifre, rendendo la quotazione insostenibile per i produttori. Le importazioni extra Ue sono salite a 65 milioni di litri, suscitando l’allarme di Coldiretti: “Così si favoriscono frodi e si penalizza il Made in Italy”. Un’instabilità che si aggiunge a un’annata già difficile.

Prospettive incerte

La Banca Mondiale prevede una stabilizzazione dei prezzi nel 2026, ma avverte: geopolitica, eventi climatici estremi e biocarburanti potrebbero ribaltare lo scenario. La guerra dei dazi, in particolare, resta una mina vagante. Per ora, mentre il mondo agricolo globale tira un respiro di sollievo, caffè, cacao e olio italiano restano un’eccezione costosa, con l’Italia che paga il prezzo di un clima impazzito e di una concorrenza sempre più agguerrita.

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