Massacrata a coltellate a Torino, il marito agli agenti: “Ci pensavo da tempo”

Colpita da una ventina di fendenti all’addome, al torace e alla schiena, Elisa Scavone, 65 anni, era giunta al pronto soccorso in condizioni disperate.

Torino – Ennesimo femminicidio, stavolta a Torino. È deceduta ieri sera all’ospedale delle Molinette, dove era ricoverata in prognosi riservata, Elisa Scavone, la donna di 65 anni accoltellata mercoledì pomeriggio dal marito Lorenzo Sofia, di 71, mentre si trovava nella loro casa in via Galluppi 25/10, nel quartiere Borgo Filadelfia del capoluogo sabaudo. Colpita da una ventina di fendenti all’addome, al torace e alla schiena, la donna era giunta al pronto soccorso in condizioni disperate. Sottoposta a un delicato intervento chirurgico, aveva perso molto sangue e ha dovuto subire l’asportazione della milza, e purtroppo non ce l’ha fatta.

A dare l’allarme un dipendente dell’officina di cambio pneumatici del quartiere, fino a 5 anni fa proprietà di Lorenzo Sofia e poi ceduta al figlio. L’uomo è stato richiamato da un vicino che ha sentito le urla provenire dall’appartamento in cui la vittima viveva con il marito. A lui Lorenzo Sofia ha aperto la porta e confessato di aver accoltellato la moglie, chiedendogli di chiamare l’ambulanza.

Gli agenti della polizia nel condominio di via Galluppi, dove è avvenuto il delitto

Raccapricciante la scena che si è presentata davanti agli occhi del testimone: l’omicida, seduto sul divano, ripeteva di aver ucciso la moglie. Sul tavolo c’erano alcuni telefoni cellulari rotti e nella stanza accanto il cadavere della donna, riverso sul letto e coperto di sangue.

Agli agenti, subito accorsi sul posto, Lorenzo Sofia avrebbe detto di stare meditando il gesto da anni. Interrogato dal pm Roberto Furlan, il presunto omicida si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Non ha mostrato alcuna pietà nei confronti della moglie inerme”, sferrandole tutte quelle coltellate “con furia omicida”, si legge nella nota diffusa dagli agenti intervenuti sul posto.

Lorenzo Sofia è stato trasferito anch’egli all’ospedale delle Molinette, dove è piantonato nel reparto detenuti: le sue condizioni psichiatriche sarebbero state giudicate incompatibili con il carcere.

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