La Procura di Roma ha chiuso le indagini sull’imprenditrice di Pompei. Accuse di lesioni, interferenze nella vita privata e false dichiarazioni. Nel capo d’imputazione: controllo del telefono, minacce sui social e una falsa gravidanza.
Roma – Maria Rosaria Boccia rischia di finire a processo. L’imprenditrice di Pompei, diventata nota per il caso che ha portato alle dimissioni dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha ricevuto dalla Procura di Roma la notifica dell’atto di conclusione delle indagini, passaggio che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio.

Le accuse nei confronti della donna sono pesanti: stalking, lesioni, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione ai danni del giornalista e false dichiarazioni nel curriculum redatto per l’organizzazione di eventi. Nel procedimento risultano parti offese lo stesso Sangiuliano, sua moglie e Francesco Gilioli, ex capo di gabinetto del ministero.
Un’escalation di controllo ossessivo
Il capo d’imputazione per stalking delinea un quadro inquietante di quelle che i pubblici ministeri definiscono come “condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale” dell’ex ministro. Secondo l’accusa, Boccia avrebbe mantenuto questo comportamento durante la relazione extraconiugale con Sangiuliano e anche dopo “la definitiva rottura dei rapporti”.
Le conseguenze su Sangiuliano sarebbero state devastanti: i pm scrivono che l’ex ministro è stato ridotto in “un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi”, tanto da costringerlo “ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale”.
Le pressioni per la nomina e l’isolamento
L’atto giudiziario ricostruisce come Boccia avesse iniziato a chiedere “dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del ministro, al fine di giustificare la presenza quotidiana presso gli uffici ministeriali”. Parallelamente, secondo l’accusa, l’imprenditrice metteva in atto “azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento” e avanzava “continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali”.

Particolarmente invasivo il controllo esercitato sul telefono cellulare dell’ex ministro: Boccia avrebbe effettuato “plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare, utilizzato da Sangiuliano anche per i contatti istituzionali, per ispezionarlo”, pretendendo “la consegna di password o comunque lo sblocco delle applicazioni e indiscriminato accesso da remoto”. Non solo: dall’11 giugno 2024 avrebbe imposto all’allora ministro “di non portare la fede nuziale e, infine, gliel’avrebbe sottratta”.
Minacce sui social e ricatti emotivi
Tra gli episodi più significativi elencati riportati nell’atto c’è un messaggio pubblicato su Instagram nell’agosto 2024: “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”. Per gli inquirenti si tratta di un messaggio “a titolo punitivo” indirizzato all’ex ministro che si era recato “in visita istituzionale in Egitto con la moglie”.
Il controllo si estendeva anche alla vita quotidiana: Boccia avrebbe imposto a Sangiuliano “di dormire fuori casa alloggiando da solo in un b&b a Roma scegliendo cosa dovesse mangiare, costringendolo a mentire alla coniuge, alla quale doveva dire che si sarebbe recato a Napoli”.
Un episodio emblematico risale al 3 agosto, quando l’imprenditrice pubblicò foto di Sangiuliano al mare a Positano e di entrambi al concerto dei Coldplay “senza il suo consenso”, dicendogli che le avrebbe rimosse solo se fosse venuto a Napoli, “imponendogli tempistiche e modalità del viaggio”.
La falsa gravidanza e l’aggressione
Tra gli episodi più gravi figura quello dell’8 agosto, quando Boccia avrebbe fatto “credere al Sangiuliano di avere avuto un malessere legato alla gravidanza – mai esistita – e di essere andata per una visita clinica al Policlinico Gemelli di Roma, ove tuttavia non si è mai recata”.
L’accusa di lesioni aggravate è legata a quanto accaduto a Sanremo nella notte tra il 16 e il 17 luglio, quando Boccia avrebbe colpito Sangiuliano ferendolo alla testa. Una ferita che lo stesso ex ministro ha immortalato in una fotografia, presumibilmente come prova dell’aggressione.
Dalle dimissioni al processo
Il procedimento era scaturito dall’esposto presentato da Sangiuliano poche settimane dopo lo scoppio del caso legato alla mancata nomina di Boccia a consigliera del ministero della Cultura. Quello scandalo era costato la poltrona all’allora ministro, finito anche lui sotto indagine per peculato e rivelazione del segreto d’ufficio, filone poi archiviato.
Lo scorso marzo Maria Rosaria Boccia è stata interrogata dai magistrati, respingendo tutte le accuse. La sua versione dei fatti, però, non avrebbe convinto gli inquirenti.