Marco morto di freddo in garage a Treviso: a lasciarlo senza casa l’attivista anti-sfratti

Ma il proprietario Andrea Berta si difende: “Se ne è andato per scelta”. Il sindaco Mario Conte: “Faremo chiarezza”.

Treviso – La tragica vicenda di Marco Magrin, 53enne di Treviso, getta un’ombra su quelle battaglie sociali che spesso sembrano distanti dalla realtà concreta delle persone che intendono proteggere. Marco, un uomo che lavorava con dignità ma non guadagnava abbastanza per permettersi un affitto, ha trovato la morte in un garage gelido, dopo essere stato sfrattato dalla casa in cui viveva. Il proprietario dell’abitazione? Andrea Berta, un attivista dell’associazione “Caminantes. La casa è un diritto” e del centro sociale Django, entrambi noti per il loro impegno nella lotta contro gli sfratti.

Marco Magrin è stato trovato morto sabato 30 novembre all’interno della sua auto in un garage alla periferia di Treviso, dove era riparato dopo lo sfratto. Aveva il cappello abbassato sulla testa e il giubbotto stretto al petto per difendersi dal freddo. Molto probabilmente è morto d’infarto, complici le temperature troppo rigide. Quando è saltato fuori che l’appartamento un tempo occupato da Magrin è di Andrea Berta, un noto attivista anti sfratti, si è scatenato il putiferio. Proprio due giorni prima della tragedia, il 28 novembre, Berta e altri sodali di “Caminantes” avevano fatto irruzione in un consiglio comunale proprio per denunciare la crescente crisi abitativa a Treviso e gli sfratti in città, 2 mila da inizio anno. Il sindaco di Treviso Mario Conte ha detto di volerci vedere chiaro: «Ho intenzione di presentare un esposto alla procura per chiarire le responsabilità del caso», ha dichiarato.

L’ironia tragica della vicenda non può essere ignorata. La storia di Marco era già segnata da difficoltà economiche e isolamento sociale: viveva senza acqua calda, si lavava al lavoro e cercava un po’ di conforto nei bar del quartiere. La sua morte, avvenuta in solitudine e al freddo, rappresenta una dolorosa contraddizione rispetto ai principi proclamati da chi, come Berta, si batte contro l’ingiustizia abitativa.

Dal canto suo, Berta ha cercato di difendersi dalle accuse sostenendo che l’appartamento lo aveva ereditato nell’ottobre 2022 dopo la morte della zia, che era stato occupato a titolo gratuito da Magrin e da altri e che negli anni aveva dovuto affrontare spese per lui “insostenibili”: 4mila euro, senza contare le utenze. A quel punto, dice, avrebbe provato a trovare una soluzione, ma poi Magrin era sparito nel nulla. Nessuno sfratto, dunque. Berta aveva cambiato la serratura “solo per evitare che altri, entrati eventualmente in possesso delle chiavi negli anni scorsi, potessero rientrare”. E sostiene che “non vivendo in quella zona” non poteva sapere che Magrin si era trasferito in un garage.

A spalleggiarlo è anche il centro sociale “Django”, che rilancia e chiama in causa l’amministrazione di Treviso: “Magrin ha provato a contattare il Comune senza ottenere alcuna risposta”, dichiara in una nota la portavoce Gaia Righetto. Lo stesso Magrin aveva pubblicato su Facebook un post in cui sosteneva di essere in difficoltà e di non riuscire a mettersi in contatto con l’amministrazione: “Questo Natale sarà bello per molti ma non per tutti. Io sto al freddo e non so come mettermi in contatto con voi del municipio. Mi “rimbalzano” da tutte le parti”.

Spetterà ora alle autorità far piena luce sulla vicenda.

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