manuela murgia

Manuela Murgia, la svolta dopo 30 anni: indagato per omicidio l’ex fidanzato

La Procura di Cagliari riapre il cold case di Tuvixeddu e iscrive Enrico Astero nel registro degli indagati per omicidio. Il caso era stato archiviato due volte come suicidio.

Cagliari – Potrebbe arrivare una svolta decisiva nel caso di Manuela Murgia, la ragazza di 16 anni trovata morta il 5 febbraio 1995 nel canyon di Tuvixeddu, a Cagliari, dopo una telefonata anonima alla polizia. All’epoca fu archiviato come suicidio, nonostante le molteplici incongruenze. Oggi, a trent’anni di distanza, la Procura di Cagliari ha iscritto nel registro degli indagati Enrico Astero, ex fidanzato della vittima, oggi 54enne, con l’accusa di omicidio volontario.

A rivelarlo è un’esclusiva dell’Unione Sarda, che parla di un possibile nuovo capitolo nel cold case che per tre decenni ha tormentato la famiglia di Manuela. Il pubblico ministero Guido Pani ha notificato all’indagato l’avviso di accertamenti tecnici non ripetibili: i riflettori sono ora puntati sui vestiti della ragazza, rimasti sigillati per 30 anni all’interno di un magazzino del Policlinico di Monserrato, dove all’epoca fu effettuata l’autopsia.

L’analisi del DNA sui vestiti: attesa per i risultati

Gli abiti, ritrovati intatti e mai analizzati con le tecniche attuali, sono stati trasferiti a Roma presso la sede del Racis, dove verranno sottoposti ad accertamenti forensi per individuare eventuali tracce di DNA o materiale biologico. A rappresentare la famiglia Murgia è il genetista Emiliano Giardina, già consulente della Procura di Bergamo nel caso Garlasco.

Manuela Murgia
I familiari e gli amici di Manuela Murgia non hanno mai creduto alla tesi del suicidio

Secondo le nuove ipotesi investigative, sostenute da una consulenza del medico legale Roberto Demontis e allegata a una recente istanza degli avvocati Giulia Lai e Bachisio Mele, la dinamica della morte non sarebbe compatibile con una caduta accidentale né con il suicidio: si ipotizzano invece un impatto con un’automobile, una possibile violenza sessuale e un successivo occultamento del cadavere.

Un caso archiviato due volte come suicidio

Nel 1995 la morte di Manuela fu liquidata come suicidio, tesi confermata anche nella seconda inchiesta riaperta nel 2012, su sollecitazione della sorella Elisabetta, che raccontò agli inquirenti un particolare inquietante: giorni prima della scomparsa, la ragazza era in uno stato di forte agitazione emotiva, piangeva spesso e nascondeva somme di denaro inusuali nella plafoniera del bagno.

Questi dettagli, uniti alla testimonianza di un vicino che vide Manuela salire su un’auto blu il giorno della scomparsa, hanno sempre lasciato molti dubbi alla famiglia, che non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio.

La battaglia della famiglia di Manuela Murgia per la verità

Le sorelle Anna ed Elisabetta e il fratello Gioele, insieme ai genitori, si sono battuti per decenni per ottenere giustizia. Dopo il rifiuto iniziale della Procura nel 2024 alla riapertura del caso, una nuova istanza ha portato alla svolta: gli indumenti della vittima, mai analizzati in precedenza, potrebbero ora rivelare tracce decisive.

Il canyon artificiale di Tuvixeddu, dove il corpo fu trovato, è uno dei luoghi più suggestivi e misteriosi di Cagliari, sede della più grande necropoli punica del Mediterraneo. A distanza di 30 anni, questo luogo potrebbe ora diventare teatro della verità mai svelata sulla tragica fine di una sedicenne, e di una possibile nuova giustizia.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa