Dossier dell’Istituto Germani: “versione distorta della storia nei libri di scuola, dove leggiamo che i regimi comunisti anelavano la pace”.
Roma – Cartine geografiche discutibili, resoconti fin troppo filo-russi e inesattezze storiche da matita blu. Per questo il ministero dell’Istruzione e del Merito ha deciso di avviare le necessarie verifiche su alcuni libri di testo utilizzati dalle scuole medie i cui contenuti sono stati duramente criticati da attivisti ucraini, giornalisti e associazioni. Viale Trastevere vuole appurare “se i contenuti dei manuali di storia e geografia presentino effettive criticità” riguardo ad una presunta “impostazione faziosa e distorta della realtà storica, in favore della narrazione della Russia putiniana e dell’Unione Sovietica comunista”.
Il caso è scoppiato in seguito alla segnalazione da parte della giornalista ucraina, ma che da anni vive in Italia, Irina Cascei e del direttore dell’Osservatorio Ucraina dell’Istituto Gino Germani, Massimiliano Di Pasquale. Entrambi hanno raccolto le segnalazioni, arrivate soprattutto da Roma e Milano, degli errori che compaiono sui testi di scuola. Si passa dalla “regione russa” che comprende anche l’Ucraina all’annessione della Crimea “su richiesta”. Una versione filo-russa che ha fatto storcere il naso non solo agli attivisti e agli analisti, ma anche agli stessi genitori di studenti e studentesse.
Nel dossier dell’Istituto Germani si evidenzia che alle medie si racconta che il comunismo voleva la pace e che i confini della “regione russa” includono paesi baltici e Ucraina, oltre che la Crimea voleva essere liberata. Un’analisi di 13 sussidiari adottati nelle scuole italiane lascerebbe piuttosto interdetti: 12 raccontano la storia (e la geografia) secondo la linea di Putin.
In alcuni manuali i russofoni d’Ucraina diventano direttamente “russi”, mentre l’Ucraina e i Paesi baltici sarebbero annessi alla Russia. Si parla anche dell'”esaltazione dell’Unione sovietica, caduta la quale gli Stati attorno alla Russia sono solo in preda a un nazionalismo sfrenato” o della “guerra civile in Donbass”, come riferisce lo stesso Di Pasquale a Repubblica. Sono tanti gli esempi di realtà distorta – come spiegano gli stessi attivisti -, di fronte ai quali però le case editrici sembrano prendere le distanze. “Da parte nostra – spiega Elena Bacchilega, direttrice editoriale di Zanichelli – non c’è alcuna volontà di sostenere o giustificare alcun
regime”.
Ma anzi, nelle prossime edizioni dei testi criticati saranno apposte delle modifiche sostanziali, revisioni fondamentali soprattutto tenendo in considerazione l’invasione russa del 2022. Nell’aggiornamento si parlerà dunque della “svolta filo europea ucraina”, degli “interventi militari a più riprese” della Russia, della “annessione della Crimea non riconosciuta dalla comunità internazionale”, ma anche dell'”l’offensiva
militare del 2022 con l’obiettivo di rovesciare il governo ucraino democraticamente eletto” e della “resistenza” ucraina.
“Siamo davanti a un tipico caso di misure attive”, esordisce Di Pasquale. “È una definizione sovietica, aktivnye meroprijatija, azioni di influenza e destabilizzazione politica e psicologica usate dal Kgb e dal partico comunista sovietico per favorire l’indebolimento e il collasso dell’occidente capitalistico, e l’espansione del sistema comunista. Discorso ripreso dall’ideologia imperialista di Putin che mischia stalinismo e fascismo con la componente identitaria della Chiesa ortodossa russa”.
Le tecniche sono le stesse: “operazioni palesi e occulte di propaganda; reclutamento di agenti di influenza, inseriti in politica, media, università, aziende. Finanziamento di partiti comunisti e della sinistra anti-sistema, anti-euro, anti-Nato; uso di milizie come la Wagner; l’appoggio al terrorismo di sinistra, etnico, separatista; operazioni brutali delle forze speciali come l’assassinio dei dissidenti in patria e all’estero, e i sabotaggi”, prosegue lo studioso. Infine “l’uso della storia e della cultura come armi, in particolare con soggetti giovani e ancora ‘intellettualmente vergini’, in cui piantare il seme anti-democratico attraverso organizzazioni non governative e sedicenti pacifisti, quelli che dicono all’Ucraina di arrendersi”.
E anche, certamente, “attraverso la diffusione di una versione distorta della storia nei libri di scuola, in cui leggiamo che i regimi comunisti anelavano la pace mentre gli Stati liberati dalla caduta dell’Urss sono oggi in preda a nazionalisti spietati”, conclude Di Pasquale, che con i materiali raccolti da Irina Cascei sta preparando un paper scientifico, come quello inserito nel libro della Columbia University uscito nel 2021 sui fiancheggiatori della Russia nelle democrazie liberali.