Nel suo intervento sulle comunicazioni in vista del Consiglio Ue la presidente del Consiglio ha citato alcuni passaggi del noto documento scatenando il putiferio.
Roma – Il Manifesto di Ventotene finisce al centro di un duro scontro politico. La bagarre è scoppiata lunedì nell’Aula della Camera, dove la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo aver citato alcuni passaggi del noto documento ha detto: “Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia”. Lo scontro è poi proseguito al Senato, con le opposizioni che hanno attaccato duramente la premier. Polemiche, restroscena e ricostruzioni che sono andati avanti per due giorni, da Roma a Bruxelles. “Ho fatto arrabbiare? Ho letto un testo… non capisco cosa ci sia di offensivo”, ha replicato Meloni dopo che a Montecitorio si era scatenata una bagarre che si è divisa fra urla e fischi dell’opposizione e applausi della maggioranza.
“Un testo si può distribuire ma non leggere? È un simbolo? Non l’ho distorto, l’ho letto. Ma non per quel che il testo diceva 80 anni fa ma perché è stato distribuito sabato scorso. Un testo che 80 anni fa aveva la sua contestualità se tu lo distribuisci oggi devo leggerlo e chiederlo se è quello in cui credi”, ha rincarato la premier arrivando a Bruxelles per il Consiglio Europeo. Meloni ha letto alcuni passaggi del testo scritto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, con il contributo di Eugenio Colorni, confinati dal regime fascista sull’isola pontina. Cita alcuni stralci, appuntati su un foglio a dibattito in corso: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista”; “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso”; “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente”. Parole con cui, sostengono i meloniani, la leader ha fatto “cadere il Muro di Berlino anche in Italia”.

L’Aula esplode fra le urla della maggioranza e le proteste delle opposizioni, la seduta viene sospesa più volte, e la polemica va avanti anche alla ripresa dei lavori, mentre Meloni è in volo per Bruxelles. La prima a intervenire è stata Raffaella Paita (IV): “Quello che è accaduto è grave per la democrazia e per l’Europa – ha detto tra le urla e le proteste dei parlamentari della destra – estrapolare frasi da un manifesto scritto da eroi al confino penso che sia vergognoso. Quanto avvenuto disonora il paese e non rende giustizia all’Europa e alla Resistenza antifascista. È una brutta pagina”. Critici anche gli interventi di Tino Magni (Avs) e Dario Parrini (Pd), mentre da parte dei senatori dei centrodestra si sono alzate grida di protesta.
Quanto avvenuto, incalza Paita, “testimonia qualcosa di recondito nei vostri pensieri” della quale “non vi siete ancora liberati”. “Attaccare il Manifesto di Ventotene – interviene il senatore di Avs Tino Magni – vuol dire rinnegare la storia e le fondamenta della Repubblica”. “Il Presidente della Repubblica Mattarella – ricorda Dario Parrini mentre dai banchi del centrodestra infuria la protesta – è andato a Ventotene a portare un fiore” a chi “è stato al confino” per difendere la libertà e quello che è il fondamento della nostra Costituzione”. Anche il capogruppo del M5S Stefano Patuanelli contesta le parole di Meloni osservando come la polemica “sia servita a sviare le divisioni nella maggioranza” con la Lega che ha invitato a non votare il piano di von der Leyen.

Durissimo l’intervento del Dem Federico Fornaro: “Si inginocchi presidente del Consiglio di fronte a questi uomini e queste donne, altro che dileggiarli”, dice urlando. Ma l’apice della tensione si raggiunge quando, dopo un doppio riferimento, prima di Alfonso Colucci (M5s) e poi di Matteo Richetti al fascismo il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami sbotta: “Ma basta!”. Protesta, con urla e fischi dai banchi delle opposizioni, mentre il centrodestra è tutto in piedi. Meloni guarda alla sua sinistra con le mani nei capelli. Il presidente Fontana sospende i lavori e convoca i capigruppo. Alla ripresa le sue parole sono un monito: “Prego di mantenere toni consoni e adeguati all’Aula della Camera. E questo anche per onorare la memoria di chi ha messo in gioco la propria vita per assicurare il principio di libertà e di espressione da parte di tutti”.
“La signora Meloni dovrebbe studiare meglio la storia, anche quella scritta da mio zio Altiero”, afferma poi Gioconda Spinelli, nipote di Altiero, il padre politico del federalismo europeo e autore del Manifesto di Ventotene, rispondendo duramente, in un’intervista a La Stampa, alle parole della premier Giorgia Meloni. Definire Spinelli un “antidemocratico” è una “bestemmia”, ha sottolineato ancora la nipote dell’autore del Manifesto di Ventotene. “Questo conferma quello che ho sempre pensato di Meloni. La sua storia viene dal fascismo e lo conferma. E quindi è chiaro che non può essere la sua Europa quella del Manifesto di Ventotene”, ha ribadito duramente. Il Manifesto di Ventotene è un “pezzo di storia, vi sono le prime tracce dell’idea di un’Europa federale”, ha detto la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, a margine della sua conferenza stampa a Bruxelles.
“L’Europa è stata costruita sulle spalle di molti giganti, compresi italiani. Ieri ho discusso con Meloni solo di questioni di oggi, non voglio certo mettere in discussione il suo impegno europeo, quello che posso dire è che se vediamo al modo in cui l’Europa si è sviluppata l’Italia è sempre stata al centro“, ha aggiunto la presidente intervenendo dopo la polemica scoppiata in Italia. Poi la polemica prosegue, tanto che fonti di Palazzo Chigi hanno smentito “categoricamente” le ricostruzioni riportate da alcuni organi di stampa in merito ai colloqui tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e gli eurodeputati di Fratelli d’Italia a Bruxelles. In particolare, si precisa che Meloni “non ha mai definito la propria citazione del Manifesto di Ventotene alla Camera come ‘una trappola’ in cui sarebbero ‘cascati esponenti dell’opposizione con reazioni isteriche’, né ‘una mossa mediatica’ che ‘ha fatto impazzire la sinistra’. Ogni interpretazione attribuita alle parole del Presidente al di fuori di quanto detto pubblicamente è da considerarsi priva di fondamento”. “Preoccupano le ormai quotidiane notizie diffuse da alcuni media su fatti mai accaduti”, concludono le stesse fonti.