Maltrattamenti e violenze sulle conviventi: manette a italiano e egiziano

Carcere e domiciliari per gli aggressori. Ma le vittime continuano la loro battaglia contro abusi fisici e psicologici.

Tivoli – Gli investigatori, coordinati dal “Gruppo uno” della Procura tiburtina, hanno eseguito nei confronti del cittadino egiziano M.Y.A.A. di anni 55, la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico.

Il provvedimento, emesso dal GIP del tribunale su richiesta della Procura si è reso necessario poiché l’uomo, indagato per i maltrattamenti in ambito domestico nei confronti della moglie, cittadina di nazionalità romena di anni 51, nonostante fosse già gravato dalla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa famigliare, del divieto di avvicinamento alla parte offesa con “braccialetto elettronico” e, ancora, del divieto di dimora nel comune di Guidonia Montecelio, ha continuato ad assillare la donna tramite i social media, l’ha avvicinata più volte ed ha continuato a dimorare nel comune di Guidonia Montecelio, del tutto incurante delle restrizioni in atto.

L’attività d’indagine degli agenti del Commissariato, che hanno attentamente monitorato gli spostamenti dell’indagato accertando le violazioni alle prescrizioni imposte e le segnalazioni della stessa vittima, hanno permesso l’emissione della misura cautelare. In un’altra indagine gli investigatori del Commissariato coordinati dal “Gruppo uno” della Procura tiburtina, hanno eseguito nei confronti del cittadino italiano C.M.A. di anni 36, la misura cautelare della custodia cautelare in carcere. Il provvedimento, emesso dal GIP del tribunale di Tivoli si è reso necessario poiché l’uomo è indagato per le gravi e reiterate violenze fisiche e psicologiche che, da anni, ha posto in essere nei confronti della compagna e convivente, una cittadina italiana di anni 33.

Comportamenti che, come si legge nell’ordinanza emessa dal G.I.P., “… pur se realizzate in momenti successivi, sono collegate a un nesso di abitualità ed avvinte nel loro svolgimento da un’unica intenzione criminosa di ledere l’integrità psicologica e morale della persona offesa così rendendo del tutto impossibile la convivenza”. L’indagato ha sottoposto la convivente a violenze fisiche, a continue sopraffazioni e minacce di morte, prevaricazioni che nel tempo hanno annichilito la volontà e distrutto l’autostima della donna; negli anni, inoltre, ha sottoposto la donna ad un costante controllo, monitorandone l’utilizzo del cellulare e dei social, impedendole di uscire con i suoi amici e di intrattenere rapporti con i suoi familiari, anch’essi vittime delle minacce e delle aggressioni perpetrate dall’uomo. Le indagini dunque hanno consentito di accertare il pesante clima di coercizione a cui la vittima era sottoposta da anni.

Diversi gli interventi espletati nel tempo presso l’abitazione della coppia dalle pattuglie delle FFPP, tuttavia in quelle occasioni la vittima, dopo aver chiesto soccorso, ha minimizzato le violenze subite, arrivando a negare di essere vittima di maltrattamenti per paura di ulteriori ritorsioni e proprio perché assoggettata al compagno che non ha mai denunciato.

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