Firmato da Giorgia Furlan, con immagini d’epoca e preziose testimonianze, il lavoro restituisce i contorni di un progetto politico che come quello dello statista pugliese metteva in crisi gli equilibri della Guerra Fredda.
Roma – A quarantacinque anni dall’assassinio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana e fratello dell’attuale capo dello Stato, il caso resta ancora irrisolto. Condannata la Cupola mafiosa che ordinò l’omicidio, è notizia di questi giorni l’iscrizione sul registro degli indagati da parte della Procura di Palermo dei presunti esecutori materiali dl delitto: Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese, boss da trent’anni in carcere per altri reati.
Se si tratti di una svolta decisiva nelle indagini ce lo diranno le prossime settimane. Intanto, in occasione dell’anniversario della morte di Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio di 45 anni fa a Palermo, un nuovo docufilm firmato da Giorgia Furlan, intitolato Magma. Mattarella, il delitto perfetto, riporta l’attenzione sull’omicidio, definito come uno dei più gravi dopo quello di Aldo Moro. Piersanti Mattarella, considerato un erede politico di Moro, aveva intrapreso in Sicilia un percorso di rinnovamento politico, avvicinandosi al Pci e promuovendo un nuovo stile di governo.
Il documentario, prodotto da Mauro Parissone per 42° Parallelo insieme ad Antonio Campo Dall’Orto e Ferruccio De Bortoli, sarà presentato in anteprima nazionale il 9 gennaio 2025 al Cinema Moderno di Roma, con una proiezione speciale a Bologna al Cinema Modernissimo.
Il docufilm ricostruisce i contorni di un progetto politico che, come quello di Moro, metteva in crisi gli equilibri della Guerra Fredda. In Sicilia, Mattarella aveva cercato di smantellare il sistema di connivenze che legava mafia, politica e poteri occulti, consapevole dei rischi che ciò comportava. Lo aveva confidato a Maria Trizzino, la responsabile della sua segreteria, dopo un incontro con il ministro Virginio Rognoni.
Il lavoro di Furlan offre una riflessione su quella stagione politica attraverso interviste e testimonianze, tra cui quelle del giornalista Attilio Bolzoni, del sociologo Pino Arlacchi e degli ex presidenti della Commissione Antimafia Rosy Bindi e Luciano Violante. Il docufilm è arricchito dalle immagini storiche, come le drammatiche fotografie di Letizia Battaglia, che immortalò l’attuale presidente della Repubblica mentre tentava di soccorrere il fratello ferito a morte.
L’indagine giudiziaria ha confermato solo le responsabilità dei vertici mafiosi, escludendo che l’attentato fosse stato compiuto dal terrorista nero Giusva Fioravanti, descritto dalla moglie di Mattarella come l’uomo dallo “sguardo di ghiaccio” coinvolto nell’agguato. Il docufilm offre uno spaccato di questo intricato scenario, fornendo nuovi spunti per comprendere uno degli episodi più oscuri della storia italiana recente.