Era un giornalista scomodo: a 2 mesi dall’omicidio, l’8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, disse no a un tentativo di corruzione.
Barcellona Pozzo di Gotto ricorda i 32 anni dall’omicidio di Beppe Alfano, consumato nella tarda serata dell’8 gennaio 1993 in via Marconi, a pochi passi dalla sua abitazione che si affaccia su quella che adesso si chiama Piazza Alfano. Sono passati 32 anni. Alle 22 dell’8 gennaio del ’93, furono esplosi tre proiettili calibro 22 contro il cronista siciliano. Aveva 47 anni. Era alla guida della sua Renault in via Marconi a Barcellona Pozzo di Gotto, l’ultimo della lunga lista dei giornalisti uccisi nel secolo scorso per mano mafiosa, in Sicilia. Un giornalista di razza, e soprattutto scomodo. Che scriveva degli intrecci tra mafia e politica fino a quelli con la massoneria deviata. Ecco perché vollero eliminarlo per sempre.
“Sono 32 anni – ha scritto la figlia Sonia Alfano sui social – dalla notte in cui la mafia ha ordinato l’uccisione di mio padre. 32 anni di dolore, di giustizia mancata, di battaglie processuali e di mancanze. Le lacrime si rinnovano anno dopo anno, il dolore ti trafigge e vorresti solo dimenticare; è troppo tempo senza di lui, ed è sempre più forte il dannato desiderio di un ultimo abbraccio. Un paese che costringe ad elemosinare verità e giustizia non può definirsi giusto e tantomeno civile. Quest’anno il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto ha deciso di ricordare il sacrificio di mio Padre con 3 appuntamenti dedicati soprattutto agli studenti. Ovviamente il nostro ringraziamento va al Sindaco Calabrò per la sua sensibilità e all’Assessore Recupero, ma soprattutto all’On.le Pino Galluzzo, fraterno amico da sempre, che ha fortemente voluto che si destinassero fondi al progetto legalità destinato alle scuole”.
Barcellona ha ricordato così il cronista. Alle ore 09:30 è stata deposta una corona di alloro, presso la stele dedicata al giornalista, alla presenza delle autorità e degli studenti con un momento di preghiera. Alle 10:00 è stato piantumato un Albero della Memoria, presso la Piazza Alfano. Alle 10:30 si è svolto un convegno sul tema della legalità e della memoria, nell’Auditorium Parco Maggiore La Rosa, con la partecipazione delle scuole cittadine. Sono intervenuti Paolo De Chiara, giornalista e scrittore; Marisa Garofalo, sorella di Lea, testimone di giustizia; Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia; Giusy Benigno, nipote di Beppe Alfano; Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano; e Giuseppe Verzera, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto.
In una nota la senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo, componente della commissione Cultura e Istruzione ricorda un “giornalista libero e scomodo per le sue coraggiose inchieste per il quotidiano ‘La Sicilia’. Inchieste che scoperchiarono il calderone dei legami tra mafia, politica e poteri forti. Il ricordo che ho di lui è quello che conserva una ventenne che ammirava l’imponenza culturale e spirituale di questo grande uomo. Beppe l’ho conosciuto come docente e come amico. Un docente appassionato che nell’insegnamento riversava il suo stile di vita cristallino. Non si piegò agli avvertimenti, non cedette alle lusinghe, ai tentativi di corruzione e per questo è morto. Non smise mai di essere sé stesso, e da quella solida coerenza, e dalla sua ferma rettitudine, fui allora colpita. Un uomo coraggioso, legato profondamente ai valori dell’onestà, la cui memoria va senza dubbio onorata attraverso la lotta ad ogni forma di malaffare. Quel malaffare che lui stesso, con le sue inchieste voleva scardinare. Beppe Alfano ha pagato con la vita la sua lotta alla mafia. Il modo migliore per ricordarlo è portare avanti la sua battaglia.”
Il processo per l’omicidio del giornalista siciliano portò alle condanne definitive del boss Giuseppe Gullotti come mandante e di Antonino Merlino come esecutore materiale. Tuttavia, alcune testimonianze contrastanti sono emerse nel tempo. Il collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico ha dichiarato che Merlino sarebbe innocente, indicando invece Stefano Genovese come il vero sicario. Dichiarazioni analoghe sono state fornite da altri pentiti, ma i giudici le hanno ritenute insufficienti e troppo generiche. Nel 2016, la Corte d’assise d’appello ha rigettato anche la richiesta di revisione del processo avanzata dal legale di Gullotti.
Ma chi era Beppe Alfano? Dopo gli studi in Economia e Commercio, aveva insegnato educazione tecnica alle scuole medie. Ma le sue passioni erano il giornalismo e la politica. Aveva militato nella destra estrema, con Ordine Nuovo, fino al Movimento sociale. Da giornalista mai iscritto all’Ordine, collaborò con La Sicilia di Catania, alcune radio e tv locali, Canale 10 e Tele News, di proprietà quest’ultima di Antonino Mazza, pure lui ucciso da Cosa Nostra. Cruciale quanto avvenne a due mesi dal suo omicidio. Alfano disse no a un tentativo di corruzione, raccontò la figlia Sonia, 39 milioni di lire perché non proseguisse la sua inchiesta sulle attività di un ente assistenziale. Alfano raccontò della minaccia seguita al suo rifiuto: non arriverai al 20 gennaio prossimo.
E così fu. L’8 gennaio del ‘93, fu ucciso con tre colpi di pistola, l’ultimo dei quali in bocca. “Manca ancora piena giustizia, ha detto Sonia Alfano, già presidente della commissione antimafia al Parlamento europeo. Il nostro legale, Fabio Repici, spiega, ha raccolto nuovi elementi che saranno presentati alla DDA di Messina relativi alla latitanza e all’arresto di Giuseppe Gullotti e ai suoi rapporti con Stefano Genovese. Tra gli elementi, spiega l’avvocato Repici, c’è la latitanza, denunciata da Alfano e già accertata in sede giudiziaria, del superboss catanese Nitto Santapaola nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto”.