“Ma Quale Casa?” deposita in Cassazione una proposta di legge sul diritto all’abitare

Il comitato di attivisti nato all’inizio di quest’anno e ha dato corpo anche alla protesta delle tende contro il caro affitti nelle città.

Roma – “Ma Quale Casa?”, comitato di attivisti e attiviste da tutta Italia, oggi ha depositato in Cassazione il testo di una proposta di legge di iniziativa popolare per riconoscere e garantire il diritto all’abitare in Costituzione. “C’è poco da spiegare, avere un tetto sopra la testa è giusto. Ma oggi, se non sei ricco o nato ricco, per avere un tetto devi rinunciare a vivere. Con questi prezzi degli affitti non basta uno stipendio normale. Per comprarti una casa servono mediamente 184 stipendi netti. In altre parole, 15 anni senza mangiare. Prima di ogni altra cosa, questa è una proposta di denuncia verso tutto questo. Sappiamo tutti come funziona, immaginiamo qualcosa di diverso. Firmate questa proposta e diamo una sola bocca alla nostra voce!”, spiega Mattia Santarelli, presidente del comitato.

Santarelli prosegue: “Con la pandemia abbiamo compreso che la casa è molto più di un luogo fisico: può diventare ufficio, scuola, spazio sociale, ma può anche trasformarsi in una gabbia. Garantire una casa sicura, dignitosa, e accessibile è il primo passo per garantire il pieno benessere della persona. Senza una casa, non possiamo immaginare una vita. La modifica proposta agli articoli 44, 47 e 117 della Costituzione in materia di riconoscimento e garanzia del diritto all’abitazione, mira proprio completare quel disegno costituzionale immaginato dai padri e dalle madri costituenti, che faceva dei diritti sociali un pilastro inscindibile della democrazia”. 

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Il comitato “Ma Quale Casa?” è nato all’inizio di quest’anno e raccoglie attivisti da tutta Italia che hanno a cuore il tema della casa. “Proveniamo da mondi e realtà territoriali diverse, da Milano a Fermo, passando per RomaPrato e Cosenza. Alcuni di noi – sostengono – hanno dato corpo alla protesta delle tende contro il caro affitti, altri si battono per la giustizia abitativa in associazioni, sindacati o amministrazioni locali. Da queste esperienze abbiamo imparato che alzando la voce si attira l’attenzionema è parlando piano che si cambiano le cose. Come comitato vogliamo dialogare con le realtà locali, le forze sociali, i partiti e le istituzioni, ma pensiamo che nessuna proposta possa essere realmente portata avanti senza l’appoggio di una mobilitazione dal basso, che condivida la battaglia e che prema assieme al comitato per essa”.

“Siamo e saremo uno spazio aperto in cui attivisti, amministratori, giuristi, studiosi, e appassionati possano riunirsi per approfondire i tanti aspetti del diritto alla casa in Italia, per condividere studi, best practices, riflessioni, e proposte. L’apertura del nuovo Giubileo, abbinata all’esplosione lo scorso anno del “movimento delle tende”, lanciato dagli studenti di tutta Italia, – sottolineano – hanno contribuito a riaccendere i riflettori su un problema strutturale e sistemico del nostro Paese, ovvero la mancanza di un vero, reale e concreto riconoscimento del diritto alla casa. Poco o niente è stato fatto, se non mettere toppe su buche di una situazione sempre più dissestata negli anni. È per questo che è necessario esplorare nuove strade: non si possono più cercare ricette semplici a problemi complessi. Il Governo deve riconoscere l’urgenza di questa situazione e ammettere che esiste un tema casa. Non è rendendo abitabili anche i garage e i loculi che si darà una risposta dignitosa per la vita delle persone, e non è così che si potrà fermare la speculazione”.

Da una parte c’è l’aumento dei prezzi degli affitti, arrivati in alcune città alle stelle. Dall’altra ci sono gli sfratti – anche questi in aumento – e la questione abitativa che presenta in Italia sempre più criticità. Ecco perché tra gli emendamenti alla legge di bilancio 2025 approvati in Commissione alla Camera c’è anche il rifinanziamento del Fondo morosità incolpevole, con un totale di 30 milioni di euro per il prossimo biennio. Dei 30 milioni di euro messi in campo, 20 milioni sono previsti per il 2025. I restanti 10 potranno essere utilizzati invece nel 2026. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, nel 2022 gli sfratti eseguiti in Italia sono stati 30.385. I provvedimenti emessi in totale superavano quota 40mila – 41.849 – e oltre 33.500 di questi erano dovuti alla morosità degli affittuari.

È stato un aumento importante rispetto all’anno prima (+218%). La regione con il numero più alto di questi provvedimenti è stata il Lazio (7.228, +20,75%, di cui 3.718 solo a Roma) seguita dalla Lombardia (6.094, +5,7%) e dalla Campania (4.184, +10,83%). Sfratti e l’impennata dei costi sugli affitti. Tra il 2022 e il 2023 i prezzi delle locazioni delle case sono aumentati in media del 6,1% ma a tirare sono stati soprattutto i prezzi degli affitti nelle 14 città metropolitane con un +10,2% medio. La città che ha registrato l’aumento più rilevante è Milano con un +19,2%, seguita da Trieste con un +16,4% e da Napoli con un +15,8%. A Roma i prezzi degli affitti delle case sono aumentati nel biennio del 7,9%. Firenze è l’unica grande città che registra un calo (-1,5%). Lo segnala il Cresme che ha elaborato i dati semestrali Omi-Agenzia delle Entrate.

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