L’ultimo messaggio disperato di Pamela prima di morire

La 29enne ha contattato l’ex compagno mentre era in corso l’aggressione. L’uomo ha assistito in diretta telefonica al femminicidio e ha immediatamente allertato le forze dell’ordine.

Milano – Un drammatico scambio di messaggi ha segnato gli ultimi istanti di vita di Pamela Genini, la giovane donna di ventinove anni uccisa nella serata di ieri nella sua abitazione milanese di via Iglesias. La vittima, mentre era in corso l’aggressione mortale, è riuscita a inviare una richiesta di soccorso tramite WhatsApp a Francesco, un quarantenne residente nella provincia bergamasca con cui aveva avuto in passato una relazione sentimentale.

Il messaggio, ricevuto alle ore 21:22, conteneva poche parole cariche di angoscia: “Ho paura, ha fatto doppione chiavi mie” e si concludeva con un appello disperato: “Chiama polizia, è entrato”. Pochi minuti dopo sarebbe avvenuto il femminicidio per mano di Gianluca Soncin, il compagno da cui la ragazza aveva deciso di separarsi.

Nei verbali raccolti dagli investigatori, Francesco ha ricostruito gli ultimi contatti con Pamela. “Durante una conversazione telefonica mi confidava di sentirsi sola ma di essere felice per aver finalmente trovato la forza di interrompere la relazione con Soncin”, ha dichiarato l’uomo agli agenti, come riferisce La Repubblica. Poi, mentre erano ancora al telefono, la situazione è precipitata: “A un tratto ho percepito delle urla, lei gridava aiuto aiuto, poi la comunicazione si è interrotta”.

Francesco ha tentato immediatamente di richiamare, senza ottenere risposta. Ha quindi inviato alcuni messaggi, ai quali Pamela ha potuto replicare solo con quella breve ma eloquente richiesta di allertare le autorità. “Successivamente ho contattato il numero di emergenza specificando che l’aggressore era armato”, ha raccontato l’ex fidanzato, che dopo aver lanciato l’allarme è salito in automobile e si è diretto verso Sant’Omobono Terme, dove si trovava l’appartamento della donna.

Le pattuglie sono giunte sul posto in meno di dieci minuti dalla chiamata, ma hanno dovuto abbattere la porta d’ingresso per accedere all’interno dell’abitazione. La scena che si è presentata agli occhi degli agenti era già tragica: Pamela giaceva priva di vita, colpita da ventiquattro coltellate, mentre Soncin si era procurato due ferite al collo nel tentativo di togliersi la vita.

L’uomo, cinquantaduenne, è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Gli inquirenti contestano le aggravanti dello stalking e della premeditazione, ritenendo che l’aggressore avesse portato con sé l’arma del delitto con l’intenzione di compiere l’atto violento. Secondo quanto emerso dalle indagini, la relazione tra i due era caratterizzata da oltre dodici mesi di soprusi fisici e psicologici, dai quali Pamela aveva finalmente deciso di affrancarsi.