Lo Stato incassa il tesoretto in bitcoin del boss del narcotraffico

Finiscono nel Fondo Unico Giustizia 1,8 milioni di euro destinati a Corrado Genovese, contabile del narcotrafficante Raffaele Imperiale arrestato a Dubai.

Napoli – Dopo aver disarticolato la rete di uno dei più grandi narcotrafficanti del mondo, il napoletano Raffaele Imperiale, estradato due anni fa da Dubai dove conduceva una vita da nababbo, adesso lo Stato passa all’incasso.

Il tesoretto in bitcoin (corrispondente a 1,8 milioni di euro) consegnato dal contabile di Imperiale, Corrado Genovese, alle autorità italiane dopo il suo arresto e sequestrato dal gip di Napoli, è stato adesso trasferito nel Fondo Unico Giustizia (FUG) dello Stato. L’operazione finanziaria è stata realizzata attraverso una piattaforma di scambio internazionale di cripto-valuta e grazie al lavoro di una squadra di specialisti del Gico di Napoli e dello Scico della Guardia di finanza, a cui si sono affiancati un consulente nominato dal Tribunale e un istituto bancario italiano.

Raffaele Imperiale, boss del narcotraffico estradato in Italia da Dubai

Il contabile e più stretto collaboratore di Imperiale era latitante dal 25 novembre del 2022: è stato arrestato lo scorso 13 marzo dal Gico della Gdf insieme allo Scico della Polizia al suo arrivo a Fiumicino dagli Emirati Arabi Uniti. In quell’occasione consegnò i codici criptati attraverso i quali è stato possibile accedere a 2 milioni USDt, una moneta virtuale emessa dalla società Tether Ltd che replica il valore del dollaro USA.

E proprio decriptando una valanga di chat considerate dai narcos segrete e blindate, gli investigatori olandesi e italiani sono riusciti a smontare la più grande rete di narcotraffico esistente in Europa, organizzazione che faceva capo al boss napoletano Raffaele Imperiale.

Soprannominato “Lelluccio Ferrarelle” perché in gioventù faceva il rivenditore di bibite a Castellammare di Stabia, Imperiale di strada ne aveva fatta, diventando il più grande broker di droga d’Italia, con latitanza dorata negli sfarzosi hotel di Dubai, e da nascondere una tela di Van Gogh che poi fece volontariamente ritrovare alle forze dell’ordine. Sfarzo e lusso finiti già da tempo, quando gli Emirati Arabi Uniti hanno inaugurato una nuova politica diplomatica e hanno concesso all’Italia di riportare in patria in manette il narcos.

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