Da febbraio a giugno i carabinieri hanno calcolato un giro d’affari di 30mila euro. Il traffico toccava anche l’area di Antignano e il centro città.
Livorno – Manette dei carabinieri a quattro persone, due uomini e due donne, tra i 38 e i 50 anni, tutti livornesi, indagati per spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione e lesioni personali.
L’indagine è stata avviata all’inizio di quest’anno, quando un livornese di 40 anni, dopo un rapporto sessuale con una prostituta, ha denunciato ai carabinieri di essere stato brutalmente picchiato dal fidanzato della stessa e di essere stato minacciato più volte nei giorni successivi. Motivo dell’aggressione ipotizzato fin da subito è stato il mancato pagamento dei 150 euro pattuiti per la prestazione della donna. Da qui sono partiti gli approfondimenti dei carabinieri.
La successiva attività investigativa, che ha monitorato le varie condotte delittuose per circa quattro mesi, ha permesso di raccogliere a carico della coppia, un pregiudicato di 40 anni e una donna di 32, numerosi indizi su una fiorente attività di spaccio, prevalentemente nei quartieri di Leccia e Scopaia, e di portare alla luce l’attività illegale di altri due indagati, un cinquantenne e una trentottenne, anch’essi legati da una relazione, dediti sempre ad attività connesse allo smercio di sostanze anche nell’area di Antignano e in centro città.
Dalle attività è emerso che tutti gli indagati si conoscevano e che, d’intesa tra loro, hanno collaborato nella frenetica compravendita di stupefacenti; infatti, spesso, quando uno di loro era impegnato o si trovava fuori città, indirizzava i clienti verso gli altri complici. Centro nevralgico dello spaccio si è rivelato essere un luogo di ritrovo per anziani del quartiere, denominato “Circolino”, frequentato anche da giovanissimi. Da uno degli indagati, il Circolino viene definito come il “suo ufficio”, a indicare il continuo andirivieni di soggetti tossicodipendenti, molti dei quali sono stati ascoltati come testimoni.
Per il confezionamento e la detenzione di quantità più cospicue di stupefacente, venivano individuati appartamenti di altre persone, che erano poi ricompensate con dei regali’. A carico di una delle due coppie sono stati registrati contatti che hanno confermato la cessione, autonomamente ma anche in coppia, di ben oltre 600 dosi di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina, ma anche hashish e marijuana.
Il linguaggio utilizzato dagli indagati con gli assuntori, emerso dalle intercettazioni, era contraddistinto da una terminologia criptica che consentiva una rapida intesa tra gli interlocutori, artatamente tesa ad eludere le indagini. Per indicare la sostanza e il quantitativo richiesto, per esempio, venivano usati termini come “maglietta”, “birra“, “mezza” o “intera“, mentre attraverso la segnalazione di colori i sodali ne indicavano la tipologia: “marrone” per hashish, “verde” per marijuana, “bianca” per cocaina e “nero” per eroina. Invece, per accordarsi sui pagamenti, talvolta venivano usati termini come “vestito” oppure la tipica espressione “a posto” a conferma di avvenuto saldo.
L’indagine ha consentito di tracciare un disegno chiaro dell’illecito giro d’affari nei quartieri di Leccia e Scopaia grazie alla costante interpolazione dei risultati del monitoraggio tecnico con prolungati servizi esterni, di osservazione e pedinamento, eseguiti dai carabinieri, forti di una profonda conoscenza del territorio e delle relative dinamiche criminali.
L’indagine ha permesso di ricostruire, solo per la cocaina, l’imponente e capillare volume del giro d’affari nei due quartieri nell’intervallo temporale da febbraio agli inizi di giugno del 2024, ammontante ad oltre 1.200 cessioni per un importo complessivo che ha oltrepassato i 30mila euro. Gli investigatori hanno inoltre individuato due carte prepagate, su cui una delle due coppie di indagati era solita farsi accreditare i pagamenti dello stupefacente; entrambe sono state poste sotto sequestro e attualmente sono sempre al vaglio degli investigatori per verificarne effettive giacenze e relative movimentazioni scalari.
Il Gip del Tribunale di Livorno, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri, per una delle due coppie, quella composta dalla 38enne e dal 50enne, interessata in misura minore quanto al numero di cessioni ed alle ipotesi di reato, ha disposto gli arresti domiciliari presso le rispettive residenze.
Invece, a carico dell’altra coppia formata dal pluripregiudicato 40enne legato all’indagata più giovane di 32 anni, che ha dimostrato una particolare pervicacia nella perpetrazione degli illeciti, data l’accertata inclinazione anche all’uso della violenza, ha ordinato la misura cautelare della custodia in carcere.