Quando la disperazione diventa una minaccia reale: la tensione si intensifica mentre la polizia si sforza di salvare un uomo in preda all’autolesionismo.
Ancona – I poliziotti delle Volanti venivano inviati dalla locale Sala Operativa, in via Isonzo, dove un cittadino di origini croate ma residente in Italia, di circa 50 anni, minacciava intenti suicidi. Già nel pomeriggio, le Volanti di turno venivano inviate al predetto indirizzo a seguito di una segnalazione pervenuta su linea 112 NUE, nella quale una donna, moglie del medesimo soggetto, in forte stato di agitazione, riferiva che, suo marito dopo aver palesato intenti suicidi, si era chiuso in casa e non rispondeva più alle sue chiamate. Nella fattispecie, gli operatori, entrati all’interno dell’appartamento unitamente a personale sanitario, accertavano che di fatto, al suo interno, non vi era nessuno, né tantomeno alcun segno od oggetto riconducibile ad un tentato suicidio.
Nell’occorso, il soggetto in questione che non veniva rintracciato sul posto, si rendeva di fatto irreperibile, non rispondendo alle ripetute chiamate effettuate dagli operatori della locale ai recapiti telefonici reperiti. Quindi, dopo vari tentativi, il personale della locale riusciva a mettersi in contatto telefonico con il croato alla sua utenza telefonica, il quale fortemente scosso, urlando frasi sconnesse, minacciava di togliersi la vita: nella breve conversazione con l’uomo, gli operatori riuscivano a capire che si trovava proprio nel suo appartamento.
Si precisa in tal senso che il soggetto chiusa la conversazione telefonica non rispondeva alle successive chiamate. Gli operatori, giunti al civico di cui sopra, facevano ingresso nell’appartamento posto al primo piano della palazzina, la cui porta era già aperta e da dove provenivano urla di minacce da parte di un uomo, il quale proferiva tali parole “NON ENTRATE, ADESSO MI AMMAZZO” “HO UN COLTELLO, “SE ENTRATE VI UCCIDO” “SONO UN EX MILITARE SERBO” .
All’interno della casa, l’uomo, avente una fisicità imponente, si trovava seduto sul divano brandendo con la mano sinistra un coltello da cucina avente lama di circa 12 cm, minacciando con forza di togliersi la vita. Gli operatori provvedevano a instaurare un rapporto di empatia e dialogo con il soggetto al fine di tranquillizzarlo e rendere vano ogni tentativo autolesionistico e minaccioso verso sé stesso e i poliziotti. L’uomo in evidente stato di agitazione, con un gesto repentino si procurava una ferita da taglio sul polso destro con fuoriuscita copiosa di sostanza ematica, puntandosi poi il coltello alla gola.
A questo punto, vista il susseguirsi degli eventi e le minacce di rivolgere l’arma bianca verso se stesso e in direzione degli scriventi con intenti malsani, lo stato emotivo in cui versava l’uomo e considerando che si era già procurato una ferita al polso destro dal quale fuoriusciva sangue, personale di polizia estraeva l’arma a impulsi elettrici, Taser, rendendone edotto e avvisandolo del suo possibile utilizzo nel caso in cui lo stesso non avesse gettato a terra l’arma e posto fine ai suoi gesti autolesionistici.
Di seguito, il cittadino croato nel tentativo di allontanare gli agenti, si alzava di getto dal divano e, puntato il coltello gli si scagliava contro in modo minaccioso tanto che, l’operatore, al fine di per impedirne l’azione lesiva, ottenere il controllo fisico e, di conseguenza, renderlo inoffensivo allo scopo di immobilizzarlo neutralizzandone la minaccia attiva, si trovava costretto all’utilizzo dell’arma in dotazione a impulsi elettrici. Una volta messo in sicurezza, si procedeva alla perquisizione dello stesso che dava esito positivo per il ritrovamento del coltello ( da cucina con il manico in legno della lunghezza complessiva di 25 cm e con lama a punto di 12 cm affilatura da un solo lato), con il quale l’uomo si era ferito e con cui aveva minacciato questi scriventi veniva posto sotto sequestro.
Intanto, aspettando l’arrivo sul posto di personale medico, al suicida venivano prestati i primi soccorsi dagli stessi agenti di polizia, date le conoscenze infermieristiche che, utilizzando garze sterili presenti nel Kit medico di Pronto Soccorso in dotazione, tamponavano la ferita che lo stesso si era procurato sul polso destro, fermandone l’emorragia. In seguito, trasportato presso il locale Pronto Soccorso dell’Ospedale regionale di Torrette in codice “arancione” e sottoposto a visita psichiatrica questo ne disponeva il ricovero presso il locale reparto di psichiatria. Per quanto in narrazione, veniva deferito in stato di libertà ei sensi degli Artt. 336 e 337 del C.P. (minaccia e violenza a P.U. e Resistenza).