L’inchiesta hacker della Dda di Milano agita la politica. Nordio “Allineare le norme”

Da Fratelli d’Italia al Pd si chiede di andare a fondo sulle falle del sistema. Il nuovo scandalo accresce l’allarme cybersicurezza.

Roma – L’ennesimo caso di dossieraggio, con l’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano svela un sistema illecito di accesso a dati sensibili, coinvolgendo hacker e dirigenti, con arresti e perquisizioni a tappeto. E inquieta la politica. “I malintenzionati sono sempre più avanti rispetto agli stessi Stati, sono riusciti ad hackerare persino il Cremlino, – dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio – dobbiamo attivare gli sforzi per allineare la normativa vigente ma anche lavorare di fantasia perché dobbiamo prevedere quello che i malintenzionati potranno fare”.

L’allarme sulla cybersicurezza nazionale, sotto scacco prima con il dossieraggio dell’inchiesta di Perugia, con i conti di politici e istituzioni spiate dall’ex dipendente di Banca Intesa Sanpaolo a Bari, poi con le violazioni ai server del ministero della Giustizia di Carmelo Miano, e ora con l’inchiesta della Dda milanese è altissimo. Vicende che hanno disvelato le debolezze e le falle del sistema. Ma da qualche giorno è entrara in vigore la Direttiva Nazionale NIS2. Una nuova opportunità di difesa dagli attacchi informatici, coinvolgendo figure di spicco del panorama politico e tecnologico. Parliamo di NIS2, la nuova direttiva europea sulla cybersicurezza che amplia la platea dei soggetti che devono osservare alcune regole di condotta per proteggerci, per proteggere i dati soprattutto dalle intrusioni esterne. La direttiva impone una serie di requisiti principali che le organizzazioni devono soddisfare per garantire un elevato livello di sicurezza informatica. Sarà utile a arginare questi fenomeni? Intanto la politica si agita.

Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera sottolinea che l’ennesimo caso di “dossieraggio informatico – che porta oggi il procuratore nazionale antimafia Melillo a parlare di ‘gigantesco e allarmante mercato dei dati riservati’ – pone l’urgenza di intervenire. Noi per primi abbiamo definito, dopo il caso Striano, questo scambio di informazioni come un vero e proprio mercimonio. Spiace che alcune forze politiche abbiano sottovalutato o negato parlando di manie di complottismo. E per quanto i dati dell’ultima inchiesta riguardino il mondo economico e imprenditoriale e non emergano al momento elementi riferibili al mondo politico la cosa non è meno preoccupante. Bisogna intervenire per mandare via chi, gestendo dati sensibili, se ne serve per vantaggio personale e, allo stesso tempo, occorre individuare destinatari e mandanti. Questa è la priorità. Ne prenda atto chi fino a oggi ha derubricato il tema. Se non è dossieraggio questo cos’è?? Vogliamo forse definirlo altruismo informatico?”.

Per il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi, il nuovo scandalo “testimonia che è in atto una nuova stagione dei veleni che porta discredito alle istituzioni e indebolisce la democrazia. Dobbiamo ricercare assolutamente la verità e tutti insieme, con responsabilità, difendere le istituzioni”. “Chi ruba dati sensibili deve avere almeno dieci anni di carcere come pena minima. Se non introduciamo queste sanzioni, che negli Stati Uniti sono durissime, non fermeremo il fenomeno”, afferma il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi. “Ci vogliono pene durissime che tutte le forze politiche devono condividere – continua Antoniozzi – con le aggravanti fino a venti anni se a compiere questi reati sono uomini e donne dello Stato o banchieri. Se non tuteliamo la privacy personale come sacra – conclude – significa che non conosciamo il significato della libertà”.

“La portata dell’inchiesta sugli hacker di Milano è impressionante, migliaia di dati riservati rubati per costruire un mercato illecito delle informazioni”, afferma la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità e contrasto
alle mafie del Partito Democratico. “L’indagine della Dda e della Dna ha portato alla luce – sottolinea la senatrice dem – un’economia criminale fondata sullo spionaggio di segreti bancari, giudiziari e industriali che ha visto emettere sei misure cautelari. Voglio complimentarmi con gli inquirenti e sottolineare l’importanza di questa operazione. Come sottolineato anche dal capo della Dna Giovanni Melillo e dal procuratore Capo di Milano Marcello Viola, si tratta di un’indagine che svela un quadro allarmante per la capacità di penetrare nelle banche dati nazionali per accedere a informazioni sensibili, si mette a rischio la nostra economia e la democrazia stessa”.

Un’inchiesta quella di Milano che è solo all’inizio: sarebbero sessanta, da quanto emerge con il passare delle ore, gli indagati nell’inchiesta della Dda di Milano e della Dna sul presunto “confezionamento” di dossier attraverso l’acquisizione illecita di informazioni riservate da banche dati strategiche. Tra gli indagati, stando a quanto emerso, ci sono anche gli imprenditori interessati alla creazione di quei report, commissionati al gruppo di hacker. Imprenditori che, secondo i pm, erano consapevoli dell’azione illecita di raccolta delle
informazioni.
La Procura aveva chiesto 16 misure cautelari per altrettante persone e il gip ha disposto i domiciliari per quattro e interdittive per due indagati, ossia sei misure in totale.

Intanto, a quanto apprende l’Adnkronos la Commissione parlamentare Antimafia non dovrebbe occuparsi dell’inchiesta coordinata dalla dda di Milano A quanto fanno sapere dalla Commissione non emergono collegamenti con la criminalità organizzata nell’indagine di cui si occupa il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo per la sua competenza sulla cybersicurezza. A quanto si apprende dunque se non ci sono collegamenti con la criminalità organizzata, così come risulta fino a questo momento, la Commissione Antimafia non se ne occuperà così come del resto non si è occupata della vicenda del bancario in provincia di Bari. Altro argomento invece, sull’hacker coinvolto nell’inchiesta di Napoli poiché su questo caso sono in corso delle valutazioni.

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