Un’intercettazione ambientale apre nuovi scenari sulla morte della donna triestina: Visintin non poteva non sapere della relazione. Il fratello: “Mai creduto al suicidio”.
Trieste – Liliana Resinovich, la donna triestina morta in circostanze misteriose a Trieste due anni fa, rimase incinta del suo amico Claudio Sterpin e il marito Sebastiano Visintin la accompagnò ad abortire. La circostanza emerge da una intercettazione ambientale in cui lo stesso Visintin parla con una persona e racconta questo episodio, avvenuto nel 1990 o 1991, quando lui e la moglie allora trentenne erano già insieme.
Nell’intercettazione, relativa a un colloquio del 5 marzo 2022, la persona chiede perché i coniugi non avessero avuto figli e Sebastiano Visintin racconta l’episodio che Liliana era rimasta incinta, non di lui, ma verosimilmente di Claudio Sterpin e che, molto probabilmente, lo stesso non era a conoscenza del fatto. Liliana avrebbe confessato a Visintin, che era già suo compagno, di essere incinta e quest’ultimo la avrebbe accompagnata in ospedale per abortire, come testimonierebbe la documentazione sanitaria contenuta negli atti.
Secondo la consulente della famiglia Resinovich, Gabriella Marano, questo nuovo elemento conferma che “Sebastiano non poteva non sospettare di una frequentazione di Lilli con Claudio”. La famiglia della vittima non si è mai arresa all’ipotesi del suicidio, convinzione che oggi si fa ancora più forte e che il fratello Sergio ribadisce: “Mia sorella e Claudio Sterpin, da sempre, hanno avuto una relazione speciale che, con alti e bassi, si è trascinata negli anni, fino agli ultimi tempi; questo ormai si può considerare un dato certo, nonostante il marito Sebastiano continui goffamente a negare. Mia sorella non aveva ragioni per suicidarsi e più andiamo avanti con le indagini e più mi convinco di come questa ipotesi sia assurda e inverosimile”.
Interpellato sulla questione il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, ha replicato seccamente: “Non mi interessa nulla di questa cosa che non ha niente a che vedere con i reati. Questo è gossip, non mi interessa né confermare né smentire”. La Procura attende il risultato delle analisi in corso sulla salma di Liliana Resinovich, condotte dall’antropologa forense Cristina Cattaneo.