Le suore Maddalene di Vigevano resistono: trasferimento in stallo

Rinviata la chiusura del convento di corso Genova, tremila firme e lettere in Vaticano hanno frenato la decisione.

Vigevano – La battaglia delle suore Maddalene di Vigevano per non essere trasferite a Piacenza sembra aver ottenuto una prima, importante vittoria. Il trasferimento che doveva portare alla chiusura del convento di corso Genova appare ora in una fase di stallo che potrebbe protrarsi per diversi mesi, offrendo alle religiose e ai loro sostenitori un respiro inaspettato.

Le sei suore rimaste nel convento vigevanese hanno opposto una resistenza silenziosa ma determinata alla decisione di chiusura stabilita nel marzo 2024. Una resistenza che si è rivelata efficace, considerando che le religiose non possono essere allontanate con metodi coercitivi come un normale sfratto eseguito da un ufficiale giudiziario.

La vicenda delle suore di Vigevano rappresenta un caso emblematico di come la mobilitazione popolare possa ancora influenzare le decisioni ecclesiastiche, anche in un’epoca di razionalizzazione delle strutture religiose.

A sostenere la causa delle Maddalene si è schierata l’intera comunità locale, con tremila persone che hanno firmato una petizione per chiedere il mantenimento della storica istituzione religiosa in città. Un numero significativo che testimonia il radicamento e l’importanza sociale del convento nel tessuto urbano vigevanese.

I motivi del rinvio

Secondo quanto riferito da Giovanni Borghi, presidente dell’associazione di volontariato “Sursum Corda” che opera negli spazi del convento, alla base dello stallo ci sarebbero ragioni organizzative interne alla congregazione delle suore del Buon Pastore.

“Da quello che abbiamo capito, questo rinvio del trasferimento delle suore è una sorta di atto dovuto”, spiega Borghi. “La congregazione deve infatti eleggere il nuovo capitolo e nominare la nuova superiora”. Un passaggio istituzionale che potrebbe cambiare completamente gli equilibri interni e, di conseguenza, le decisioni riguardanti il futuro del convento vigevanese.

Il ruolo controverso di suor Franca Barbieri

Una figura chiave in questa vicenda è suor Franca, indicata come “l’antagonista” delle suore vigevanesi nelle polemiche legate al trasferimento, stando a quanto riferisce la Provincia Pavese. Con il rinnovo delle cariche congregazionali, potrebbe non essere più lei a guidare la congregazione, aprendo scenari completamente nuovi per il futuro del convento.

Il cambio di leadership potrebbe rappresentare un’opportunità per riconsiderare l’intera questione sotto una luce diversa, magari più attenta alle istanze locali e alla storia del convento vigevanese.

Il silenzio delle istituzioni

Nonostante l’importanza della vicenda, il silenzio continua a regnare sia dal convento piacentino che fa capo alla struttura vigevanese, sia dalla diocesi di Vigevano. Quest’ultima, in particolare, avrebbe potuto giocare un ruolo decisivo esercitando il diritto di prelazione in caso di vendita dell’immobile del convento ma parrebbe avere preferito mantenere un profilo basso.

Vaticano

Un elemento che potrebbe aver influenzato la decisione di rinviare il trasferimento è rappresentato dalle lettere arrivate in Vaticano e dal clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Il fatto che la questione sia arrivata all’attenzione delle autorità ecclesiastiche superiori suggerisce che la mobilitazione popolare ha avuto un impatto concreto sui processi decisionali.

Per il momento, sembra che l’obiettivo principale sia “abbassare la soglia della tensione” più che prendere una decisione definitiva. Tuttavia, questo approccio cauto potrebbe rappresentare una vittoria, almeno temporanea, per le suore e per i loro sostenitori.

La strategia di resistenza passiva adottata dalle religiose si è rivelata più efficace di quanto si potesse immaginare. Avere ottenuto un rinvio rappresenta già un risultato notevole. Per il momento, il futuro del convento rimane incerto. Le sei religiose possono continuare la loro missione nella città che le ha accolte e sostenute con tanta determinazione.

Resta da vedere se questo stallo si trasformerà in una soluzione definitiva o se rappresenta solo un rinvio dell’inevitabile. Quello che è certo è che la comunità vigevanese ha dimostrato di non voler rinunciare facilmente a una presenza religiosa che fa parte della sua storia e della sua identità.

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