La ministra in un post: “nuovo patriarcato contro il mondo femminile colpendolo nell’identità, non riconoscendo la realtà del corpo sessuato”.
Parigi – La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, sferra un duro attacco alle Olimpiadi di Parigi. Non resta in silenzio nel giorno in cui l’evento sportivo dell’anno si avvia ormai a conclusione, e sottolinea che i Giochi “hanno segnato un nuovo salto di qualità nell’attacco alle donne”. Sceglie la sua pagina Facebook come campo di battaglia: “Nel cuore dell’occidente – scrive Roccella – un’atleta afghana della squadra dei rifugiati è stata squalificata per aver mostrato la scritta ‘Liberate le donne afghane’ al termine della sua prova”.
E, a proposito delle polemiche che hanno accompagnato le competizioni di boxe femminile, la ministra rimarca che “il presidente del Comitato Olimpico, Thomas Bach, ha affermato che non ci sarebbe un sistema ‘scientificamente solido’ per distinguere uomini e donne. Due facce della stessa medaglia, che non è certo una medaglia olimpica ma è quella di un nuovo patriarcato che attacca le donne colpendole nell’identità, cioè non riconoscendo la realtà del corpo sessuato”. Il riferimento è alle atlete Manizha Talash, breaker che gareggiava nel Team dei Rifugiati ma di nazionalità afghana, che alla fine della prova per le prequalifiche, si è tolta la felpa nera che indossava per mostrare la scritta in bianco “Free Afghan women”, “Donne afghane libere”.
I commentatori della Nbc, che stava trasmettendo in diretta la gara, hanno sottolineato che “Talash gareggia per le donne di tutto il mondo”. E poi l’atleta algerina Imane Khelif, medaglia d’oro per la boxe femminile, al centro di dibattiti e disquisizioni sulla sua iperandroginità e, addirittura, bollata da molti come “uomo”. Roccella ricorda come “proprio sul corpo delle donne in tante parti del mondo, come in Afghanistan, si esercita l’oppressione più feroce”, “è per il loro corpo che le donne vengono private dei diritti e delle libertà fondamentali. Mettere in discussione il binarismo sessuale rischia di essere un potente avallo a tutto ciò”.
“Supponiamo che a questo punto, per coerenza, dalle prossime Olimpiadi il Cio scioglierà la squadra dei rifugiati, che dopo la squalifica dell’atleta afghana rischia di diventare un esercizio di ipocrisia, e soprattutto abolirà la distinzione tra gare maschili e gare femminili, unificando le competizioni in un unico genere ‘neutro’. Perché se si nega la possibilità di distinguere ‘scientificamente’ i maschi dalle femmine – conclude la ministra per le Pari Opportunità – è evidente che le categorie maschili e femminili, e con esse le gare sportive per le donne, perdono totalmente di senso”.
E’ di queste ore la notizia della denuncia da parte di Imane Khelif, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, per cyberbullismo aggravato, in seguito alle polemiche amplificate on line, su questioni riguardanti il suo genere. Ad annunciare l’esposto l’avvocato della campionessa, Nabil Boudi. “Appena premiata con la medaglia d’oro, la pugile ha deciso di avviare una nuova battaglia – ha scritto in un comunicato – quella della giustizia, della dignità e dell’onore”. In una intervista alla Bbc, l’atleta aveva dichiarato: “Mi sono qualificata a pieno diritto per partecipare a questi Giochi. Sono una donna come tutte le altre. Sono nata donna. Ho vissuto come donna. Ho gareggiato come donna, e su questo non ci sono dubbi”. L’atleta, parlando alla Bbc dopo la vittoria contro l’italiana Angela Carini con cui si era scatenata la polemica, aveva detto che con il suo oro aveva mandato un “unico messaggio” e che la sua “dignità e il suo onore sono al di sopra di ogni altra cosa”.