L’avrebbe uccisa lei, non c’erano altri

Forse al culmine di un violento litigio le due donne si sarebbero accapigliate ma Giuseppina avrebbe avuto la peggio. La versione dei due aggressori incappucciati è solo fantasia. Oscuro il movente. L’indagata rimane a Sollicciano: potrebbe reiterare il reato.

GROSSETO – Che cosa è accaduto nella villa di via Circonvallazione dove è stata massacrata di botte e uccisa Giuseppina De Francesco, la moglie 76enne del notaio Alessandro Marzocchi? I carabinieri, accorsi a seguito della chiamata della figlia Benedetta Marzocchi, 52 anni, che aveva rinvenuto il corpo senza vita della madre al suo rientro in casa, avevano trovato uno specchio rotto nell’anticamera dell’abitazione, e il cadavere della donna riverso sul pavimento intriso di sangue accanto ad un mobile, a pochi metri dalla camera da letto.

L’omicidio si sarebbe consumato l’8 giugno scorso nel corso di un’aggressione ad opera di due sconosciuti incappucciati che, all’alba, si sarebbero introdotti furtivamente in casa per poi aggredire le due donne a calci e pugni. Prova ne sarebbero state le lesioni sparse sul corpo della vittima e quelle a braccia e mani mostrate ai militari dalla figlia che, in stato di shock, veniva ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale Misericordia di Grosseto in apparente stato confusionale.

Benedetta Marzocchi

Secondo la ricostruzione della donna diversi particolari non avrebbero riscontri con i rilevamenti del Ris e con una prima ricognizione cadaverica della vittima a cui è seguita l’autopsia. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal Pm Giampaolo Melchionna, sono continuate a tamburo battente mentre Benedetta Marzocchi, una volta dimessa dal nosocomio, è stata sentita ancora dagli inquirenti. La sua versione dei fatti non ha convinto gli investigatori tanto che lo scorso 23 giugno la donna è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela. Pare che durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero l’indagata si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere.

Per Benedetta Marzocchi, difesa dell’avvocato Enrico De Martino del Foro di Siena, a seguito di una serie di “elementi fortemente indizianti”, è stato disposto il trasferimento presso il reparto psichiatrico femminile del carcere di Sollicciano a Firenze. Gli inquirenti avrebbero poi ricostruito gran parte degli eventi delittuosi che sarebbero culminati con la scoperta del cadavere di Giuseppina, insegnante in pensione, da parte della figlia Benedetta che avrebbe avvisato per telefono il padre di 81 anni, ex notaio. All’uomo la figlia avrebbe raccontato dell’aggressione subìta dai due uomini che avrebbero massacrato di botte la mamma con tale ferocia da schiacciarle il torace, reale causa del decesso. In ospedale all’odierna indagata erano state riscontrate diverse ecchimosi agli arti superiori ma gli esperti del Ris non avrebbero rilevato in casa nessuna impronta digitale o di scarpe appartenente a soggetti terzi. Nell’abitazione di frazione di Istia d’Ombrone non sarebbero state rilevate tracce di terra o di altre sostanze esterne.

La villa di Istia d’Ombrone dove si è consumato il delitto

Men che meno sarebbero stati rilevati tentativi di effrazione alla porta d’ingresso o alle finestre. Dunque pare che in quella villetta non sia entrato proprio nessuno, altro che due uomini con il viso travisato dal passamontagna, cosa per altro improbabile con il caldo asfissiante di questi giorni. Dunque le risultanze scientifiche avrebbero dimostrato che il racconto di Benedetta non sarebbe altro che frutto di fantasie. Un maldestro tentativo di celare una terribile realtà. La donna sarebbe l’unica responsabile dell’omicidio della madre contro la quale si sarebbe accanita in maniera brutale riempiendola di botte sul viso e sul corpo fino a farla morire per arresto respiratorio anche a causa delle fratture al costato. Giuseppina De Francesco, prima di soccombere, si sarebbe difesa graffiando il suo aggressore. La Procura infatti attende l’esito del test del Dna relativo ai frammenti organici repertati sotto le unghie della vittima.

Se il risultato delle analisi indicasse la compatibilità di legge con le caratteristiche genetiche della figlia, per Benedetta Marzocchi ci sarebbe ben poco da fare. Lo scorso 27 giugno, davanti al Gip Marco Mezzaluna, la donna ha continuato a fare scena muta, forse su consiglio del suo legale di fiducia:

I carabinieri durante i sopralluoghi di rito

“La mia assistita – ha detto l’avvocato Enrico De Martino – non ha parlato. La situazione deve essere chiarita ancora in tante sfaccettature e soprattutto è molto fluida e delicata. La Marzocchi non è reclusa, è in cura psichiatrica a Sollicciano”.  

La donna rimane a Sollicciano, potrebbe reiterare il reato. Se ne riparlerà per l’incidente probatorio quando, con ogni probabilità, verrà predisposta una perizia psichiatrica per verificare la capacità di intendere e volere dell’indagata.

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