Nell’ambito del contrasto della manodopera in nero i finanzieri hanno eseguito nell’area veneta mirate attività ispettive riscontrando numerose violazioni e irregolarità. Soprattutto nel centro storico di Venezia e Mestre.
Venezia – I finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza della città lagunare, nell’ambito della costante azione per il contrasto del fenomeno del sommerso da lavoro e dello sfruttamento della manodopera “in nero” o irregolare, hanno eseguito, dall’inizio dell’anno, mirate attività ispettive sull’intero territorio provinciale nei confronti di diverse centinaia di attività economiche e commerciali, in parte individuate sulla scorta di specifici “alert” di rischio, in parte verificate nel corso degli ordinari servizi di controllo economico del territorio (ad esempio, controlli strumentali, antiabusivismo, anticontraffazione, etc.).
Il maggior numero di irregolarità ha riguardato il centro storico veneziano e Mestre dove, negli ultimi mesi, sono stati individuati 87 lavoratori assunti completamente in nero o irregolari (4 dei quali anche percettori di reddito di cittadinanza o di indennità di disoccupazione), con la conseguente verbalizzazione di ben 44 datori di lavoro.
Per 13 di essi è scattata la segnalazione al locale Ispettorato territoriale del Lavoro con la proposta di sospensione dell’attività per aver impiegato il 10% dei lavoratori senza la preventiva «comunicazione d’instaurazione del rapporto di lavoro».
In uno specifico caso, è stata rilevata l’esistenza di una vera e propria attività di organizzazione eventi, gestita da un soggetto straniero in forma completamente abusiva, nei cui confronti si è proceduto all’apertura d’ufficio della relativa Partita Iva al fine di avviare un più approfondito controllo sul piano tributario. Per quanto concerne la provincia, nel Miranese, invece, sono stati individuati 22 lavoratori in nero, 2 irregolari e verbalizzati 14 datori di lavoro per utilizzo di manodopera non in regola.
A Jesolo sono stati 11 i datori di lavoro verbalizzati a fronte di 4 lavoratori irregolari e ben 29 assunti completamente in nero, tra cui spiccano i 7 operai di diverse nazionalità (tunisini, marocchini e egiziani) impegnati in un cantiere edile per la costruzione di una palazzina lungo il litorale per conto di una ditta sarda, formalmente priva di dipendenti e operante in forza di un subappalto mai formalizzato con la società committente.
Anche a Portogruaro i controlli effettuati dai militari del locale Gruppo hanno fatto emergere 24 lavoratori in nero e 4 irregolari a fronte di 7 imprenditori verbalizzati. A San Donà di Piave e Caorle, invece, sono stati verbalizzati 5 imprenditori per aver impiegato 8 lavoratori in nero e 3 irregolari e per un ristorante è anche intervenuto un provvedimento di chiusura dell’attività a cura dell’Ispettorato del Lavoro.
In generale, i lavoratori in nero/irregolari individuati sono per poco più della metà italiani e comunitari mentre per la restante parte di provenienza extracomunitaria, con una netta prevalenza numerica di bengalesi. Non sono mancati casi particolari quali un “buttafuori” privo dell’autorizzazione prefettizia ad esercitare la relativa attività o una lavoratrice in nero, impiegata in un centro massaggi, senza permesso di soggiorno e, quindi, espulsa dal territorio dello Stato.
Le attività economiche maggiormente interessate sono quelle del comparto ristorazione e somministrazione alimenti, settore alloggiativo, commercianti al minuto e operatori nel settore turistico.
Per alcune specifiche posizioni sono state avviate più approfondite attività a carattere fiscale, finalizzate a verificare la ricorrenza di ulteriori forme di irregolarità.
I controlli svolti testimoniano il costante impegno della Guardia di Finanza nella lotta alle condotte che minano l’economia legale e, in particolare, allo sfruttamento della manodopera, al fine di tutelare la leale concorrenza tra gli operatori e gli imprenditori onesti rispettosi delle regole e del mercato.