Denunciati due amministratori di una società edile con sede nel capoluogo pisano per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche. Sfruttati illecitamente i bonus statali post pandemici per lavori mai effettuati.
Pisa – All’esito di complesse e articolate indagini di polizia economico-finanziaria e delle valutazione dell’autorità giudiziaria, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pisa ha sottoposto a sequestro preventivo circa 2.6 milioni di euro relativi a contributi indebitamente percepiti sotto forma di crediti d’imposta relativi ai cc.dd. “bonus facciate” e “ristrutturazioni edilizie”. L’attività trae origine da un controllo di natura fiscale sulla spettanza dei bonus in materia edilizia previsti dal Decreto “Rilancio” (D.L. 34/2020), a cui sono seguiti accertamenti delegati dalla locale procura della Repubblica.
Le indagini hanno consentito di disarticolare un complesso sistema fraudolento, basato sull’emissione da parte di una società “general contractor” di un numero consistente di false dichiarazioni, volte ad attestare fittiziamente l’esecuzione di lavori edili per 3 milioni di euro, in prevalenza per il cd. Bonus facciate, nei confronti di vari condòmini, in realtà mai eseguiti oppure eseguiti per importi nettamente inferiori.
I finanzieri, al fine di fornire un quadro esaustivo al P.M. titolare delle indagini, hanno eseguito accurate audizioni, mirate acquisizioni e analisi documentali nonché specifici sopralluoghi su tutto il territorio italiano, per oltre 45 cantieri dislocati nelle province di Roma, Milano, Monza, Varese, La Spezia, Massa, Lucca, Pistoia, Pisa.
All’esito dei sopralluoghi, i militari rilevavano nella quasi totalità dei condomìni la mancata esecuzione dei lavori, l’assenza di ponteggi ovvero di lavoratori all’opera, nonché la mancata esposizione della cartellonistica prevista a norma di legge attinente all’esecuzione dei lavori. Oltre al danno la beffa: i malcapitati condòmini, non solo hanno assistito alla mancata esecuzione dei lavori, ma hanno anche sborsato una somma pari al 10% o del 50% nei confronti dell’impresa edile per l’agognata ristrutturazione.
In considerazione degli interventi edilizi mai effettuati, gli indagati, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbero conseguito, mediante la presentazione delle false dichiarazioni – denominate “comunicazioni dell’opzione relativa a interventi di recupero del patrimonio edilizio” – indebiti contributi sotto forma di crediti d’imposta, mediante il meccanismo dello sconto in fattura.
Pertanto, solo l’adozione della misura cautelare del sequestro preventivo, nella misura di 2,6 milioni di euro, ha impedito l’introduzione e la circolazione, nel circuito economico legale, di crediti di imposta indebitamente percepiti, tra l’altro, utilizzabili in compensazione con debiti tributari o cedibili a terzi. Nello specifico, il sequestro è stato eseguito sul cassetto fiscale della società general contractor mediante la stretta sinergia con l’Agenzia delle Entrate.
L’operazione si inquadra nelle linee strategiche del Corpo nel comparto del contrasto alle frodi fiscali, in un’ottica di continuo presidio dell’economia legale, allo scopo di intercettare e reprimere i fenomeni di percezione indebita di erogazioni statali, tra i quali quelli destinati a sostenere le imprese sane del paese, al fine di una pronta e sostenuta ripresa economica.
Il procedimento penale è in fase di indagine preliminare e, per il principio di presunzione di innocenza, la responsabilità delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.