La Giunta esecutiva centrale dell’Anm denuncia “le ferite che questo abusato triste copione reca anzitutto alle istituzioni del Paese”.
Roma – “I continui attacchi mediatici ai giudici che assumono decisioni sgradite al potere, ci costringono a prender nuovamente parola per denunciare le ferite che questo abusato triste copione reca anzitutto alle
istituzioni del Paese. Non si accetta l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario, non si tollera che i giudici si esprimano senza assecondare la volontà ed i programmi del governo e della sua maggioranza”. Così la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati riunitasi oggi aggiungendo che “si respira un’aria pesante”.
L’Anm aggiunge che “in attesa delle riforme peggiorative dell’attuale assetto costituzionale il cui percorso parlamentare non a caso viene ora accelerato, si prova oggi a impaurire i magistrati“. Gli articoli di stampa, sottolinea la Giunta, “non giovano a criticare nel merito i loro motivati provvedimenti, che restano in ombra, divengono nulla più che l’occasione per puntare l’attenzione sulle loro persone, sulle loro vite private”. E
ancora: “si rastrellano informazioni, anche le più estranee alla materia su cui hanno deciso, per delineare pubblicamente il profilo del magistrato di parte e ostile. Si respira un’aria pesante. L’accusa di politicizzazione mediaticamente imbastita raggiunge qualunque magistrato, sol che decida in senso contrario alle attese del governante di turno”.
“Confidiamo – conclude l’Anm – fermamente che tornino a prevalere il rispetto istituzionale e la ragione democratica”. Nel corso della trasmissione Tagadà su La7, il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha sottolineato: “Lunedì sarò a Bologna per una assemblea straordinaria che testimonia il clima di inquietudine per questo modo di fare della politica, dei media che sono intorno all’attuale maggioranza di governo che priva di serenità il lavoro dei magistrati: non si può far nulla che si è etichettati ex post come magistrati politicizzati. Fai un provvedimento che non piace e diventi ‘rosso’ e questo è inaccettabile”.
Santalucia si riferisce alla decisione del Tribunale di Bologna di rinviare alla Corte di Giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri, per chiedere quale sia il parametro su cui individuarli, che ha scatenato una nuova bagarre politica con il centrosinistra che accusa il governo e l’esecutivo che difende la sua scelta e quel decreto. I giudici chiedono se il principio del primato europeo imponga di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria. Il rinvio è arrivato nell’ambito di un ricorso promosso da un richiedente asilo del Bangladesh contro la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione. La decisione dei giudici bolognesi ha aperto un nuovo dibattito che ha spaccato avvocati, giuristi, esperti e politici.