LA STRAGE SILENZIOSA: 17.000 MORTI SUL LAVORO IN 10 ANNI

17.000 vittime in dieci anni, circa 800 solo nel 2019. Questi non sono i numeri di una guerra, bensì le impietose statistiche riguardo le vittime sul lavoro in Italia. L’ultima tragedia arriva dalla Puglia

17.000 vittime in dieci anni, circa 800 solo nel 2019. Questi non sono i numeri di una guerra, bensì le impietose statistiche riguardo le vittime sul lavoro in Italia.  L’ultima tragedia arriva dalla Puglia: vicino Lecce pochi giorni fa sono morti tre operai impegnati nella potatura di alcuni alberi. La strage si è consumata sulla provinciale, a pochi km dal centro abitato di Galatone.  A Genova, invece, il 17 novembre a rimanere vittima del lavoro è stato un ragazzo di 26 anni, schiacciato da un rullo all’interno di una azienda che lavora metalli. Da Nord a Sud la situazione non cambia, le riforme strutturali invocate dai lavoratori e dai sindacati non sembrano sortire effetto e l’Italia si appresta a vivere uno dei momenti più bui nel campo della sicurezza lavorativa.

Sarebbe un errore, però, indicare un solo colpevole, ridurre, dunque, a una specificità il problema.  Fino a quando l’intera classe politica, dalla destra alla sinistra parlamentare, non maturerà una reale autocritica la situazione inevitabilmente peggiorerà. La fase che stiamo vivendo è il mero risultato di una progressiva erosione dei diritti dei lavoratori, conseguenza, questa, delle politiche di austerity targate UE che hanno creato un clima di diffusa insicurezza, imponendo una sfrenata concorrenza a ribasso alle aziende del Bel Paese per rimanere economicamente convenienti dopo l’apertura dei mercati ad Est.

La Social-politica a cui siamo abituati ultimamente vuole distogliere l’attenzione pubblica dalla reale gravità della situazione, preferisce, di contro, ingorgare le vene degli elettori con beceri insulti, fake news e slogan anacronistici. La forma progressivamente sta spazzando via la sostanza.

I risultati di queste scellerate politiche non stanno tardano ad arrivare: dall’ultimo disastro ambientale della Regione Veneto sul MOSE, alle fatiscenti infrastrutture che continuano a crollare procurando vittime e pure in tutta la nazione, fino alle scuole che precipitano sul capo di studenti e insegnanti o ai sempre più lavoratori morti, l’Italia riversa in una situazione di forte insicurezza. Tutti questi problemi vanno affrontati organicamente, sarebbe un grave errore proporre soluzioni differenziate, significherebbe continuare ad apporre delle “pezze” momentanee ed evitare ancora una volta di assumersi la responsabilità di tutelare i lavoratori, ovvero coloro che producono circa l’80% del gettito fiscale italiano.

Dall’insediamento del ministro Bellanova, la quale più volte ha tuonato in difesa del diritto alla vita dei lavoratori, sono già una ventina le morti accertate in campo agricolo. Ciò è un ulteriore dimostrazione di come l’ipocrisia della politica coinvolga tutta la classe, anche coloro che almeno formalmente si definiscono di sinistra, garanti dei lavoratori.

Pochi giorni fa presso l’ateneo de “La Sapienza”, facoltà d’ingegneria, è andata in scena la premiazione per la sicurezza sul lavoro, con la presenza del ministro Catalfo. Il premio di questa edizione è stato recapitato all’EniMed, azienda che estrae petrolio in Sicilia. L’anno passato invece il premio è stato aggiudicato da Arcelor-Mittal, proprietaria dell’ex-ILVA e responsabile del forte inquinamento nella zona di Taranto. 

Risulta impossibile però dimenticarsi di Alessandro Morricella, il 35enne operaio dell’Ilva morto inghiottito da una gettata di ghisa liquida ad elevata temperatura o del 28enne Angelo Raffaele Fuggiano, anche lui morto dopo un malfunzionamento all’interno dell’impianto.

Questi numeri, già alti, non faranno altro che salire fino a quando la politica non metterà da parte i social e si impegnerà seriamente nella lotta per garantire una vera sicurezza lavorativa, sostituendo i ridondanti slogan con leggi concrete. 

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