Il ministro dell’Istruzione rivendica una norma che considera di civiltà e di integrazione per gli alunni di prima immigrazione.
Roma – Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara dopo avere disposto l’ispezione nella scuola di Treviso che ha esentato due studenti musulmani a seguire le lezioni di Dante perché in contrasto con la loro fede, torna sul tema della scuola e degli stranieri. Riferendosi al caso Pioltello che – è il caso di dire ha “fatto scuola” – Valditara ha rimarcato che chiudere le scuole non serve all’integrazione. Se ogni appartenenza religiosa dovesse essere motivo per consentire la chiusura di una scuola rischieremmo di avere un caos nel nostro sistema scolastico, con il rischio di una esplosione di chiusura di scuole”.
Il ministro, rispondendo ad alcune domande al termine del Consiglio dei ministri, tornando sul tema spinoso del Ramadan a scuola, fa notare: “la legge parla chiaro dicendo che solo per motivi didattici si può derogare dal calendario scolastico regionale. Lavoreremo per far rispettare la legge”, ha aggiunto. A Pioltello, nel milanese, l’istituto Iqbal Masih aveva deciso di chiudere l’istituto per consentire i festeggiamenti della fine del Ramadan e ha innescato la polemica. Da allora la battaglia tra Islam e fede cristiana tra i banchi di scuola non è mai finita.
E oggi il caso di Treviso, dove un professore ha chiesto alle famiglie di due alunni di terza media – che sono già esentati dall’ora di religione – per chiedere il consenso a trattare con loro un’opera a sfondo religioso. La Divina Commedia appunto, e le famiglie hanno chiesto che fossero esentati. Uno scrupolo che ha scatenato nuove polemiche e fatto scattare l’ispezione di Valditara. Che ora ci mette il carico: “Interveniamo, come avevo promesso, sul tema dell’integrazione scolastica degli alunni stranieri, partiamo da un presupposto: il 30% dei ragazzi stranieri si disperde, il 22% non ha competenze adeguate alla lingua italiana. Ci concentriamo su quegli studenti stranieri di prima immigrazione che non conoscono la lingua italiana. Le scuole quindi saranno obbligate a verificare, ad accertare la conoscenza della lingua italiana per studenti di prima immigrazione”.
Poi ha specificato che il potenziamento dell’insegnamento dell’italiano in classe “non è una iniziativa spot, ma una grande iniziativa con risorse significative per formare docenti che insegneranno l’italiano a ragazzi che non hanno alcuna conoscenza della nostra lingua, non sanno dire neanche ‘buongiorno’ e ‘buonasera’ e sono quelli maggiormente fragili”, ha concluso il ministro rivendicando una “norma di civiltà, molto inclusiva, che non discrimina, perché vengono messi in classe insieme agli altri ma avranno corsi italiano potenziato”.