La politica “amica” degli animali, dopo Brambilla la battaglia di Sergio Costa

Il vicepresidente della Camera scrive a Nordio: “Urgente un intervento normativo per la gestione dei sequestri in reati maltrattamento”.

Roma – Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine e della magistratura, i reati contro gli animali sono ancora diffusi in Italia. Ecco perché, secondo il punto di vista del vicepresidente della Camera, Sergio Costa, serve un “intervento normativo che garantisca una gestione adeguata degli animali vittime di reati di maltrattamento e abbandono”. In una lettera inviata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, Costa cita i dati della ricerca dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV. I procedimenti relativi al maltrattamento di animali costituiscono circa il 30,08% dei casi registrati, seguiti dall’abbandono o detenzione in condizioni incompatibili con il 16,48% e dai reati venatori con il 13,50%.

Attualmente, come fa notare il parlamentare, “non esiste una procedura standardizzata, e una rigida interpretazione della normativa potrebbe ostacolare l’affidamento degli animali”. Costa ha proposto la modifica del Codice di procedura penale per consentire un trattamento adeguato degli animali sequestrati, considerando anche la recente evoluzione normativa e giurisprudenziale che riconosce gli animali come esseri senzienti. Ha sottolineato l’importanza di un atto di indirizzo ministeriale che consenta di svincolare la sorte degli animali dagli esiti del procedimento penale, utilizzando strumenti come l’articolo 260, comma 3 del Codice di procedura penale, che prevede l’alienazione delle cose deperibili oggetto di sequestro.

Sergio Costa, ex comandante del Corpo Forestale e la sua passione per gli animali

“La gestione degli animali sequestrati dovrebbe prevedere l’affidamento a soggetti qualificati, come associazioni ambientaliste o animaliste, o a privati che offrano garanzie di affidabilità”, ha aggiunto Costa. Che cita a questo punto esempi virtuosi come il caso Green Hill e l’intervento nel Casertano, dove migliaia di cani sono stati affidati a nuove famiglie e associazioni di tutela animale. Green Hill rappresenta il più grande caso di mobilitazione popolare degli ultimi anni. Grazie anche all’interesse degli italiani e dei media che hanno seguito e sostenuto con convinzione la battaglia animalista, l’ultimo allevamento in Italia di cani beagle destinati alla sperimentazione è stato chiuso.

La struttura di Montichiari era oggetto da tempo di esposti per irregolarità amministrative e reati contro gli animali. L’onorevole Michela Vittoria Brambilla vi fece un “blitz” quand’era ancora ministro, nel 2011 e, successivamente, l’allevamento fu “violato” da alcuni manifestanti animalisti che il 28 aprile 2012 liberarono decine di cani. Seguirono manifestazioni e cortei di protesta in varie città italiane, compresa Roma (10 mila persone riunite nella capitale il 16 giugno 2012): la maggiore mobilitazione animalista degli ultimi anni. Il 9 novembre 2015 il Tribunale di Brescia condannò 12 degli “assaltatori” per furto aggravato.

Michela Vittoria Brambilla

E pochi mesi dopo l’irruzione, lo stabilimento fu posto sotto sequestro per ordine della Procura di Brescia, che ha ottenuto la condanna in primo grado dei responsabili, poi confermata in appello. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, e autrice della norma che dal 2014 vieta, sul territorio nazionale, l’allevamento di cani, gatti e primati da utilizzare per la sperimentazione ha sottolineato che la nostra società “attraversa una fase di grandi cambiamenti che investono anche il rapporto tra l’uomo e gli animali. Il processo Green Hill è probabilmente l’evento simbolo di questa rivoluzione sempre meno silenziosa. Per la prima volta, nel nostro paese, la magistratura, requirente e giudicante, – ha aggiunto – interpreta i reati di maltrattamento e di uccisione di animali in chiave davvero moderna, assumendo il punto di vista delle vere vittime (i beagle) e delle loro esigenze etologiche, contro i preponderanti interessi di una grande multinazionale.

Ora Sergio Costa scende in campo per rafforzare la tutela degli animali e offre la propria disponibilità per collaborare alla predisposizione degli interventi normativi necessari: “È un vantaggio sia per lo Stato, in termini economici e organizzativi, sia soprattutto per gli animali, ai quali possiamo garantire un futuro di serenità e benessere”. L’ex ministro dell’Ambiente gode da sempre dell’apprezzamento di animalisti e ambientalisti. Già comandante del Corpo Forestale in Campania, la sua indagine più nota è stata quella sui rifiuti nella Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano tristemente conosciuta anche grazie alla sua attività investigativa. L’Ente Nazionale Protezione Animali lo apprezza anche per “l’impegno da sempre profuso nelle attività di prevenzione e di contrasto delle ecomafie e dei reati contro gli animali. Specie quelli legati al bracconaggio, che, per il nostro Paese, rappresenta una vera piaga, anche per la contiguità con il mondo della criminalità organizzata”

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