La maledizione sul ministero della Cultura colpisce ancora, ecco il caso Giuli-Spano

Il ministro parla “chiacchiericcio mediatico sopravvalutato”, anche se la storia fa rumore in Fdi. Report: “Altra vicenda simile a Boccia”.

Roma – La maledizione che aleggia sul ministero della Cultura colpisce ancora. Dopo il caso Sangiuliano-Boccia ecco servito il caso Giuli-Spano. All’indomani del passo indietro di Francesco Spano dall’incarico di capo di gabinetto di Alessandro Giuli, incalzato dalle anticipazioni di Report che hanno parlato di una consulenza a suo marito al Maxxi, fonti autorevoli di Fratelli d’Italia puntualizzano all’Adnkronos che “la poltrona del titolare del Mic non è a rischio”, sottolineando come il giornalista goda della stima di Via della Scrofa. Dopo l’esplosione del caso Spano in casa del partito di Giorgia Meloni si va al contrattacco dopo la valanga di polemiche che ha portato alle dimissioni. Intanto, a Venezia, il titolare della Cultura parla di “chiacchiericcio mediatico ampiamente sopravvalutato” e dice di sentirsi “sostenuto dalla maggioranza”.

Spano era segretario generale del Maxxi, il museo delle Arti del XXI secolo presieduto da Giuli prima di essere nominato ministro. È stato anche responsabile per le politiche per il dialogo interculturale per l’Istituto italiano per l’Asia ed il Mediterraneo e docente all’Università La Sapienza di Roma. Nei giorni prima della sua nomina era stato al centro degli attacchi dei Pro Vita per una questione risalente al 2017: al tempo Spano guidava l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e venne accusato di aver assicurato un finanziamento di 50 mila euro a un’associazione Lgbtq che avrebbe organizzato traffici di prostituzione. Spano diede subito le dimissioni, ma poi le accuse si rivelarono infondate. Fu scagionato in modo chiaro e netto dalle accuse.

Francesco Spano

A Spano però viene imputato il suo background molto distante dalla politica e cultura di FdI: dalla guida dell’Unar sotto il governo Gentiloni all’incarico nella Human Foundation, presieduta da Giovanna Melandri, già ministra della Cultura del centrosinistra. Un passato politico “ingombrante” secondo molti parlamentari di Fdi, che temevano di trovare in Spano un ‘ostacolo’ nelle future interlocuzioni con il Mic su eventuali progetti da promuovere e opere da finanziare. Vengono poi respinte al mittente le insinuazioni su possibili motivazioni omofobe dietro il pressing per farlo dimettere. L’addio del braccio destro di Giuli “non ha nulla a che vedere con la presunta omofobia che in Fdi, come in tutti i partiti italiani, non ha diritto di cittadinanza. Non vorrei diventasse un alibi”, afferma il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli.

Le voci su un Giuli isolato nel partito e in rotta di collisione con Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario a Palazzo Chigi con delega all’attuazione del programma, continuano a rincorrersi nei corridoi dei palazzi romani. Fazzolari è intervenuto con una smentita: “Anche oggi leggo ricostruzioni del tutto inventate sul mio conto. Non c’è nessuno scontro tra me e il ministro Giuli. Notizia falsa e pateticamente inventata. Io e Alessandro Giuli ci conosciamo da più di trent’anni, è una persona che stimo e della quale apprezzo la grande professionalità”. “Gli attacchi scomposti che gli sono stati rivolti da quando è diventato ministro sono sconcertanti – insiste Fazzolari – e fanno ben capire quanti interessi abbia da difendere la sinistra all’interno del ministero della Cultura”.

Caso Sangiuliano-Boccia

Ma la rinuncia all’incarico è arrivata dopo le anticipazioni della prima puntata di Report che andrà in onda questa domenica e che mostrerà i risultati di un’inchiesta che, sostiene la trasmissione, “ha scoperto un importante conflitto di interesse all’interno della Fondazione Maxxi”. E cioè che “mentre Francesco Spano era segretario generale del Museo, il suo compagno Marco Carnabuci risultava consulente legale del Maxxi, ricoprendo il ruolo di responsabile dei dati personali”. Non solo, “la vicenda Spano è una piccola parte dell’inchiesta”, ha anticipato Sigfrido Ranucci, Un giorno da pecora su Radio 1, spiegando che “c’è un altro caso che riguarda Giuli”. Il ministro però assicura: “Non c’è nessun caso Giuli, è ampiamente sopravvalutato il legittimo chiacchiericcio mediatico”.

“L’avvocato Marco Carnabuci è stato chiamato dal Maxxi nel giugno 2018, quando Francesco Spano non aveva nulla a che fare con il museo”, ha chiarito, intanto, nella serata di ieri, la ex presidente del museo, Giovanna Melandri. E in una dichiarazione ha aggiunto: “Quello che è in corso è un orribile regolamento di conti di una destra omofoba e l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di questo governo di gestire con rigore, trasparenza e coerenza le politiche culturali in Italia”. Le reazioni alle dimissioni si sono susseguite a stretto giro. La premier Meloni è intervenuto ieri sul caso, precisando: “Non ho parlato con Alessandro Giuli né quando ha lo nominato né quando si è dimesso Spano: leggo dalle agenzie che ci sarebbe un conflitto di interesse tra il capo di gabinetto e un’altra persona che risale al Maxxi, al tempo di Giovanna Melandri, nessuna è stata nominata da Alessandro Giuli, penso che si debba chiedere a chi” c’era prima, “non capisco perché esca adesso”. 

“Il ministro Giuli governa bene il ministero della Cultura. Saprà lui fare bene per tutelare l’interesse del ministero, dei suoi dipendenti e dei cittadini che sono in contatto con il ministero della Cultura”, ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

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