LA CULTURA OTTIMO ANTIDOTO PER LA NOSTRA DETENZIONE

Il collettivo “Menù della Poesia” ha ideato un nuovo palcoscenico dove divulgare la prosa: i ristoranti. Rendendo la poesia un vero e proprio piatto appetitoso e fruibile a tutti.

Si sa, la quarantena non è un periodo semplice. Non lo è per i medici, costretti a compiere interminabili turni di lavoro; non lo è per i precari, in continua apprensione per le dinamiche lavorative; e, in generale, non lo è per chiunque percepisca la contenzione come una costrizione. L’inquietudine e l’ansia che questo momento di stallo scaturisce sull’individuo potrebbe innescare delle ripercussioni sociali non secondarie nel domani. I rapporti interpersonali e la stessa percezione dell’altro potranno subire dei considerevoli mutamenti che impiegheranno diverso tempo prima di ritornare in una dimensione d’apparente normalità.

Non è un caso che proprio in queste settimane il ricorso telefonico a psicologi o psicoanalisti sia cresciuto esponenzialmente. I sintomi di una nuova patologia sociale che sta mettendo a dura prova la popolazione globale sono sempre più evidenti e preoccupanti. Per quanto possibile, sarebbe il caso di mantenere il nostro cervello occupato, cercando di coltivare in maniera più approfondita i nostri interessi. E perché no, magari scoprirne di nuovi. Proprio quelli per cui non avevamo mai tempo, quelli che venivano dopo il lavoro, la famiglia, l’aperitivo e la partita di calcetto: tipo la poesia. Proprio i versi, famosi o meno che siano, possono aiutarci ad evadere dalla prigionia fisica in cui ci troviamo, concedendo alla nostra immaginazione la libertà di assaporare nuovi mondi. Dal Nord Italia, infatti, è partita una nuova pregevole iniziativa che mette al centro la cultura come agente di distrazione, e come catalizzatrice per lo sviluppo di una comunicazione meno superficiale. A Torino, più dieci anni fa, l’attore professionista Marco Bonadei ha ideato un nuovo “palcoscenico” dove divulgare la prosa: i ristoranti. Creando il collettivo “Menù della Poesia” l’artista, in collaborazione con i vari esercenti locali e non, ha voluto rendere la poesia un vero e proprio piatto appetitoso e fruibile a tutti.

Il senso di tale avventura è quello di abbattere il confine della platea e di sviluppare una sinergia differente con il pubblico. Per addentrarci meglio nel progetto abbiamo contattato un membro del direttivo – che ha preferito l’anonimato -.

“…Il progetto è stato concepito da Marco Bonadei – spiega la portavoce milanese -. In principio quasi come un gioco, poi si è evoluto in qualcosa di più serio e stabile. C’era l’esigenza di istaurare un nuovo rapporto con il pubblico, che non fosse veicolato dalla struttura frontale e rigida dei teatri. In secondo luogo, si avvertiva il bisogno di diffondere la cultura in maniera maggiormente organica alla società. Non aspettando le persone, ma andando verso di loro. Fin dall’inizio tutti gli aderenti al progetto sono stati attori professionisti, che sentivano la necessità di mettersi in gioco. I primi luoghi d’esibizione sono stati i ristoranti. In collaborazione con i proprietari, sui tavoli dei clienti veniva posizionato, oltre al menù convenzionale, anche una lista poetica. I clienti che volevano partecipare potevano alzare la mano e “ordinare” una poesia, che veniva decantata da uno degli attori, anch’esso rigorosamente vestito da cameriere. Fin dall’inizio i riscontri sono stati positivi. Questo ha fatto sì che il progetto prendesse dei contorni sempre più specifici evolvendosi in continuazione. La base del collettivo è totalmente orizzontale, ma per facilitare le cose è stato creato un direttivo per pianificare al meglio le attività. Anche la scelta di partire da luoghi d’aggregazione come ristoranti o pub non è stata casuale. Cercavamo la situazione conviviale, che potesse abbattere le barriere d’inibizione. Recitare a una distanza così ravvicinata scaturisce sia nell’attore che nel pubblico una sinergia differente, che non può essere paragonata a quella prodotta dal palcoscenico. Lo stesso coinvolgimento personale può arrivare a ribaltare le antiche regole del gioco…”

Il menù offerto dal collettivo è estremamente vario. La scelta può ricadere sulla classica “poesia a lume di candela”, o sulla “poesia ironica”, ma anche su quelle più coinvolgenti, se vi fosse la presenza di qualche bambino. La portata del progetto ha avuto quasi immediatamente dei riscontri importanti, tanto che il collettivo è stato invitato all’Ambasciata italiana a Parigi in occasione della settimana internazionale della cucina italiana. “…Nonostante questo – continua la portavoce -, non abbiamo mai scordato il nostro ruolo di promotori culturali e le nostre origini, continuando ad affollare pub e ristoranti offrendo questo servizio alla gente comune…

L’imminente quarantena, tuttavia, ha colpito anche la cultura e la sua diffusione. Questo, però, non ha fermato lo spirito e la voglia del collettivo. Tramite l’ingegno e lo spirito d’adattamento, gli attori del “Menù della Poesia” hanno trovato una strada alternativa per stare vicino alle persone nonostante la contenzione forzata.

“… Il gruppo, dopo l’inizio della pandemia – racconta l’attrice –, ha deciso di muoversi in prima persona cercando di organizzare una raccolta fondi da destinare all’ospedale di Bergamo che in questo momento è impegnato nella lotta al Covid-19. Secondariamente, ha deliberato che nessun virus e nessuna contenzione avrebbe arginato la voglia di diffondere la cultura. Tramite i mezzi telematici abbiamo messo a disposizione la voce e il nostro lavoro a chi rimane chiuso dentro casa. Il progetto ha preso il nome di Contagi di Versi. Chiunque può contattarci, tramite social o sito, e “ordinare” e spedire una poesia a chi vuole. È un modo per combattere la solitudine e l’impossibilità di avere un contatto umano tramite un piccolo gesto d’affetto, o un pensiero d’amore. Ogni giorno noi pubblichiamo una lista di poesie diverse – a seconda della disponibilità degli attori – e i lettori scelgono quella che preferiscono. La sera, dalle 18 alle 21, tramite una telefonata o una nota vocale, consegniamo la poesia ai destinatari. Dopo un primo momento di smarrimento, i riceventi rimangono commossi da questo gesto, e spesso a loro volta ricambiano diventano loro stessi i mittenti per qualcun’alto. È un piccolo gesto, ma pregno di significato…”

Insomma, il Covid-19 potrà costringerci a casa, vietarci di vedere genitori, amici o fidanzate, ma nessun virus riuscirà ad arginare la cultura. Mai. Almeno fino a quando il collettivo “Menù della Poesia” sarà operativo.

Alleghiamo il Comunicato Stampa del progetto Contagi di Versi

 

 

 

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