Kennet Smith giustiziato in Alabama con l’azoto, è il primo caso al mondo

Il detenuto 59enne, rimasto nel braccio della morte per 34 anni, aveva ucciso Elizabeth Sennett su commissione del marito.

Roma – Kenneth Smith condannato per omicidio. Era sopravvissuto a un’iniezione letale fallita nel 2022. La Corte Suprema americana ha respinto però la richiesta di impedire allo Stato dell’Alabama di giustiziare l’uomo costringendolo a respirare azoto puro in una maschera, sino al soffocamento. Non è dato sapere quanti minuti richieda l’esecuzione perché questo ‘metodo’ viene attuato per la prima volta negli Usa. Anzi nel mondo.

Secondo i legali del condannato una  seconda esecuzione dopo il fallimento della prima, violerebbe l’ottavo emendamento della Costituzione che impedisce  punizioni crudeli e inusuali. I giudici però  sono  stati irremovibili e non hanno accettato  la tesi della difesa del condannato.

A nulla è  inoltre servito  l’intervento dell’Alto commissario Onu per i diritti umani,  affinché la pratica fosse sospesa. Il detenuto  59enne  si trova nel braccio della morte da 34 anni nella prigione di Holman, per aver ucciso nel 1988 Elizabeth Sennett su commissione del marito. Era un pastore indebitato che, come nei film americani, voleva riscuotere l’assicurazione stipulata per la moglie. Usiamo il tempo al passato perché l’uomo dopo aver commissionato l’omicidio si è poi suicidato.

Il destino  di Kenneth  Smith, sebbene l’uomo sia  stato riconosciuto come omicida, sembra essersi accanito contro di lui. Al processo la giuria aveva votato 11 a 1 per dargli l’ergastolo, ma il giudice che  presiedeva  aveva annullato tale decisione, tramutandola in pena capitale.

Assicurazioni fatte inconsapevolmente in capo alla vittima, liquido antigelo dal sapore dolciastro che si può diluire con innocue bevande, rendono la realtà americana materia da film. Eppure in certi casi basterebbero alcuni accorgimenti per evitare inutili morti di vittime innocenti e primati di cruenta inciviltà dei governi, a danno di assassini da condannare che però non sempre sono mossi da motivi di pura crudeltà.

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