Italiana in carcere da un anno a Budapest, il padre si appella a Meloni

Ilaria Salis rischia 16 anni di carcere per aver aggredito due neonazisti durante una manifestazione. Legale e famiglia chiedono l’intervento del governo.

llaria Salis, anarchica milanese, è rinchiusa nel carcere di massima sicurezza di Budapest, accusata di aver aggredito due neonazisti lo scorso 11 febbraio durante il “Giorno dell’onore”, manifestazione a cui partecipano i nostalgici del regime nazista. Rischia una pena fino a 16 anni per lesioni procurate “guarite in pochi giorni”, una punizione decisamente più alta rispetto a quanto previsto dalla legge italiana.

Secondo il legale e la famiglia, Ilaria sarebbe detenuta in “condizioni disumane” e per i primi sei mesi le sono stati negati i contatti con i genitori. Soltanto a settembre i familiari hanno cominciato a comunicare con lei e per due volte l’hanno visitata in carcere trovandola “molto provata”.

“Ilaria non ha alcuna intenzione di sottrarsi al processo che partirà il 29 gennaio ma noi chiediamo che possa avere i domiciliari in Italia”, ha spiegato l’avvocato Eugenio Losco – sottolineando che le è già stato proposto un patteggiamento a 11 anni “che ha ovviamente rifiutato perché si dichiara innocente e perché è una pena altissima per un reato che nel nostro Paese viene punito con circa 4 anni. Faremo appello anche al Parlamento europeo affinché torni in Italia”.

Intanto il padre Roberto Salis ha lanciato un appello: “Ci auguriamo che ci sia un’azione da parte del nostro governo e dei nostri canali diplomatici” e scritto una lettera alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Antonio Tajani e Carlo Nordio e ai presidenti di Camera e Senato per invocare un intervento dell’esecutivo anche di fronte alle “violazioni di diritti umani” che sta subendo la figlia.

L’italiana è accusata di aver aggredito due neonazisti durante una manifestazione

Per il momento non ha ottenuto nessuna risposta, come d’altronde erano cadute nel vuoto le prime lettere scritte dall’uomo sempre a Meloni il 22 marzo e un’altra al ministero della Giustizia a dicembre per chiedere di agevolare la concessione di misure cautelari da scontare in Italia. “È inaccettabile che un cittadino possa ritrovarsi in una situazione così irreale – ha continuato il padre nella sua dichiarazione all’agenzia Ansa – e credo sia disarmante per un italiano sapere che, qualora si trovasse in una situazione così, non può contare neanche su una risposta”.

I buoni rapporti tra il governo italiano e il premier ungherese Viktor Orbán “potrebbero essere, dal nostro punto di vista, un enorme vantaggio” sostiene ancora Roberto Salis, “ma anche un enorme svantaggio. Dipende da quali sono gli obiettivi”. E anche se “ci può essere malizia nel pensare” che le difficoltà della figlia siano legate anche al fatto di essere “schierata politicamente in contrasto” con l’attuale governo, “una maggioranza illuminata – ha aggiunto – per dimostrare di esserlo, dovrebbe e potrebbe occuparsi anche dei suoi avversari”.


Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa