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Fatture false a un pensionato ignaro: si ritrova la partita Iva da magnate dell’industria

L’intero perno della truffa era la partita Iva del pensionato che, a sua insaputa, riceveva fatture “vuote” a iosa dell’azienda che gli comprava merce inesistente.

Varese – Si è conclusa con un’istanza di adesione all’accertamento la vicenda di false fatturazioni scoperta dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Varese che ha visto coinvolti, in qualità di promotrice, un’azienda brianzola operante nel commercio all’ingrosso di valvole per impianti industriali e un pensionato del Varesotto.

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L’attività di verifica delle rispettive posizioni fiscali era stata avviata sulla scorta dell’analisi degli alert di rischio derivanti dalle consultazioni delle banche dati in uso al Corpo, che avevano evidenziato forti anomalie sui costi aziendali, sostenuti quasi esclusivamente nei confronti di società apparentemente priva di capacità operativa.

I finanzieri, partendo dall’incoerenza emersa a carico dell’ignaro contribuente di Castellanza (VA) il quale, ormai pensionato, nonostante la Partita Iva fosse cessata da anni, risultava destinatario di ingenti volumi di fatture, sono riusciti a individuare e debellare un consolidato meccanismo fraudolento basato su una triangolazione di fatture false emesse ed annotate.

Per il funzionamento della frode fungeva da fulcro una terza società cartiera, ubicata in Valsassina, utilizzata dagli amministratori della società promotrice con il ruolo di missing trader la quale limitava la propria esistenza “cartolare” a un periodo di tempo strettamente funzionale a creare l’evasione di cui beneficiavano “i clienti” della medesima.

Questa terza società fungeva da filtro, acquistando fittiziamente la merce dall’ignaro pensionato senza alcun esborso finanziario e rivendendo la stessa all’azienda brianzola beneficiaria del sistema criminale. In tale maniera quest’ultima società, da un lato, poteva usufruire di fittizi costi in grado di abbattere i ricavi e notevoli risparmi in materia di Iva che portava in detrazione e, dall’altro, riusciva a drenare ingenti utili extracontabili a vantaggio degli amministratori della stessa.

L’articolata attività di polizia economico-finanziaria del Gruppo di Busto Arsizio, condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto sotto quello penale, ha consentito di constatare in capo agli amministratori delle società in parola, un ingente risparmio fiscale, conseguito attraverso reiterate omissioni di versamento delle imposte e la registrazione contabile di volumi di costo “gonfiati” ed ha portato al deferimento degli stessi alla locale Procura della Repubblica.

L’efficacia dell’azione dei Finanzieri ha trovato piena conferma nel procedimento con adesione che si colloca tra gli strumenti deflattivi del contenzioso tributario, in quanto permette al contribuente di evitare un processo tributario con l’Amministrazione finanziaria, nell’ambito del quale i responsabili hanno formulato istanza per le annualità 2016, 2017 e 2018, consentendo di definire l’accertamento per complessivi 1.290.000 euro che i responsabili hanno provveduto a versare nelle casse dello Stato.

L’operazione dei Finanzieri di Busto Arsizio si colloca nell’ambito di un più ampio controllo svolto anche oltre il territorio della Provincia, a contrasto delle condotte illecite, a presidio della legalità, degli interessi dell’Erario nonché della collettività e dei singoli.

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