I raggiri, programmati nei minimi dettagli, continuavano da dieci anni. Due membri della banda intascavano anche il reddito di cittadinanza.
Napoli – La banda aveva pensato proprio a tutto: inscenare un incidente con tanto di finti testimoni, medici compiacenti che rilasciavano referti per inesistenti lesioni e relative cure mediche, carrozzieri che fingevano di riparare i veicoli coinvolti e avvocati che istruivano le pratiche per i sinistri. Scopo della grande truffa, ovviamente, intascare grosse somme di denaro dalle compagnie assicurative. Ora però sono finiti nei guai in 12, tra i quali due avvocati e sei medici, destinatari di misure cautelari, mentre altre 23 persone sono indagate. Tutti dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, ma non solo.
A scovare il mega-raggiro, progettato nei minimi particolari, sono stati i carabinieri della Compagnia Vomero nel corso di un’indagine su materiale già sequestrato nel corso dell’esecuzione di una prima ordinanza applicativa di misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata a furti, rapine e truffe assicurative. Gli approfondimenti condotti dai militari dell’Arma hanno permesso di chiarire il modus operandi della banda, ricostruendolo in ogni dettaglio le azioni di un’associazione criminale che opera nel territorio campano da oltre un decennio.
stanno eseguendo un’ordinanza applicativa di misure cautelari (n.1 in carcere, n. 3 ai domiciliari e n. 8 interdittive nei confronti di due avvocati e sei medici) emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura della Repubblica.
I destinatari di misura, assieme ad altri 23 indagati in stato di libertà, sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle truffe assicurative con fraudolento danneggiamento di beni assicurati e ricorso a certificati medici falsi rilasciati da medici compiacenti, riciclaggio, indebita percezione del reddito di cittadinanza e furto aggravato.
Le attività, coordinate dalla Procura partenopea e condotte dalla stazione Carabinieri di Napoli Marianella sono frutto di approfondimento su materiale già sequestrato nel corso dell’esecuzione di una prima ordinanza applicativa di misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata a furti, rapine e truffe assicurative, permettendo di raccogliere indizi a carico degli odierni indagati e di rivelare
Il sodalizio operava in maniera estremamente organizzata e non lasciava nulla al caso. Chiaramente definiti erano i ruoli di capo, promotori e partecipi, tra i quali figurano due avvocati e diversi medici, quattro dei quali in servizio presso i pronto soccorso degli ospedali di Marcianise e San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, mentre altri due operavano in centri diagnostici privati.
Il meccanismo era preciso al millimetro. Tutto iniziava pianificando la dinamica del sinistro attraverso l’individuazione delle parti da coinvolgere, dei finti testimoni, del medico e del pronto soccorso di riferimento da cui farsi rilasciare referti per inesistenti lesioni. Successivamente, venivano coinvolti i sanitari dei centri diagnostici e dei poliambulatori presso i quali venivano effettuate le visite successive a quelle di pronto soccorso ed i carrozzieri compiacenti che avevano il compito di predisporre la documentazione falsa relativa ai danni subiti dai veicoli coinvolti, in maniera compatibile con le lesioni riscontrate. A questo punto entravano in gioco gli avvocati che istruivano le pratiche per falsi sinistri stradali e che concordavano le dichiarazioni dei finti testimoni, che in almeno due occasioni sono risultati inesistenti.
Il profitto del reato della truffa assicurativa, una volta incassato, veniva poi movimentato e prelevato in maniera frazionata, nel tentativo di dissimularne la provenienza illecita. Due degli indagati, inoltre, percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza per un ammontare complessivo di oltre 20 mila euro.
Ma non è tutto. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno individuato anche il presunto autore del furto di un’autovettura avvenuto all’interno di un supermercato della città di Napoli ed eseguito con la tecnica del “finto parcheggiatore”: qualificandosi come posteggiatore, l’uomo si era fatto consegnare le chiavi dell’auto, per poi dileguarsi facendo perdere le proprie tracce.